Fiat, finalissima per Opel
Oggi ennesimo vertice a Berlino. Le trattative si sono infatti arenate sulla richiesta di 300 milioni messa in campo a sorpresa da General Motors, casa-madre di Opel e poi smentita. I partecipanti alla riunione di mercoledì notte torneranno a vedersi oggi. La pressione è elevata: il governo tedesco vuole infatti giungere a una soluzione prima che per Gm si apra la procedura di insolvenza. La notizia filtrata dal vertice di mercoledì notte della richiesta di 300 milioni di euro da Gm e la posizione negoziale dell'amministrazione Usa - che ha spedito a Berlino un rappresentante non autorizzato a prendere decisioni - hanno provocato dure reazioni nel governo tedesco e tra i Laender con stabilimenti Opel. Il governo tedesco ha lanciato un vero e proprio ultimatum agli Stati Uniti affinchè entro oggi facciano chiarezza sulla situazione di Opel. Il ministro delle Finanze tedesco Steinbrueck ha detto chiaramente che la Germania non è disposta a concedere prestiti ponte miliardari alla Opel magari per poi vederli finire alla General Motors in America. Il vicecancelliere Steinmeier ha sentito Hillary Clinton che gli ha assicurato il suo sostegno alla ricerca di una soluzione condivisa. Nel frattempo Magna ha lanciato un doppio segnale a Berlino: sarebbe disposta ad anticipare i 300 milioni chiesti da Gm (a patto che il governo tedesco offra delle garanzie) e ha inoltre migliorato di molto la quota di capitale proprio. Ma nel poemriggio la Gm ha precisato di non aver chiesto altri fondi per Opel: per la casa tedesca le risorse necessarie ammontano a 1,5 miliardi di euro. I 300 milioni di euro chiesti in più sarebbero quindi frutto di un malinteso. Il chiarimento è arrivato subito dopo che la Gm ha detto che potrebbe fare ricorso alla bancarotta lunedì 1° giugno. La situazione si è complicata con l'intervento della commissione Ue che ha deciso di convocare per oggi a Bruxelles una riunione dei ministri dell'Industria per fare il punto sull'operazione Opel. La decisione nasce dall'irritazione verso il modo con cui la Germania sta giocando la partita. L'eventuale tentativo del governo tedesco di salvare le quattro fabbriche di Opel in Germania a spese degli impianti in altri Paesi si scontrerebbe con le regole europee. Lo ha sottolineato a Bruxelles un portavoce della Commissione europea, secondo il quale per gli investitori «non devono esserci condizioni discriminatorie, nel senso che in uno Stato dell'Ue non si possono chiudere fabbriche, ma in un altro sì». A sollevare questo timore sono state in particolare le autorità belghe, che temono la chiusura dello stabilimento Opel di Anversa. Ed è proprio su richiesta belga che oggi si riuniranno a Bruxelles i rappresentanti dei Paesi Ue nei quali si trovano fabbriche Opel, insieme al Commissario europeo all'Industria, il tedesco Guenter Verheugen. La preoccupazione principale di Bruxelles è di evitare che la ristrutturazione in Europa del colosso Usa dell'auto produca gravi distorsioni alla concorrenza che finirebbero per favorire alcuni Paesi rispetto a altri. C'è stato un botta e risposta tra Berlino e Bruxelles. «È un invito affrettato», ha commentato il sottosegretario al ministero tedesco dell'Economia Peter Hintze. E di rimbalzo il vicepresidente della Commissione Ue, Verheugen: «Nessuna misura potrà essere decisa senza il coordinamento Ue». Ieri l'ad della Fiat Marchionne è volato a Detroit per incontri legati alla Chrysler. Intanto a Melfi il mancato rinnovo di un'ottantina di contratti a termine in due fabbriche dell'indotto Fiat ha portato allo sciopero.