Crisi, la fase più acuta è alle spalle
Dopo cinque mesi di variazioni congiunturali comprese tra il -2,7 e il -4,6%, il fatturato interno si riduce, ma «solo» del -1,3%. Analogamente, da luglio 2008 non si aveva una variazione positiva degli ordinativi interni, che finalmente segnano un +1,0%. Nel complesso, il fatturato retrocede per -0,8%, la caduta più bassa, in valore assoluto, da aprile 2008, dopo che si sono toccati picchi di riduzione anche superiori ai 4 punti percentuali. Più difficile la situazione degli ordinativi totali, che retrocedono per -2,7 punti percentuali, dopo che a febbraio il dato era stato di -2,1%. La tendenza rimane, naturalmente, negativa. Sia sul fronte del fatturato che su quello degli ordinativi la caduta rallenta, ma il rallentamento è debole: dal -23,9% di febbraio al -22,6% di marzo per il fatturato; dal -32,7 al -26,0% per gli ordinativi, anche se purtroppo il tendenziale degli ordinativi esteri peggiora, passando dal -31,3 al -33,0%. Ma la fase più acuta della crisi potrebbe essere alle spalle. In questo senso vanno i dati più recenti sull'interscambio con l'estero e sul ricorso alle casse integrazioni. Per il commercio internazionale, le variazioni congiunturali e tendenziali di marzo restano negative e continuano a collocarsi in un contesto di generale arretramento dell'import-export su scala globale. Ma si coglie comunque un rallentamento della caduta. Lo stesso può dirsi delle ore coperte da cassa integrazione, ordinaria e straordinaria: il ricorso alle casse rimane a livelli che raramente si sono raggiunti nel Dopoguerra, ma tra marzo e aprile la variazione tendenziale è passata da +925% a +864%, mentre quella congiunturale si è ridotta da +37,45% a +27,7%. Per inciso, se nei prossimi mesi il ricorso alle casse si stabilizzasse, risalterebbero i vantaggi della soluzione scelta dal Governo di allargare le coperture in deroga, in modo tale da salvaguardare il più possibile la continuità dei rapporti di lavoro, e mantenere il sistema produttivo pronto a ripartire, di pari passo con il miglioramento delle condizioni internazionali. Nell'insieme, i dati su produzione/ordinativi industriali, commercio internazionale e ore di cassa integrazione sembrano convergere nel segnalare la fine della fase più acuta della crisi. I problemi, certo, rimangono. I prossimi mesi saranno comunque difficili, ed è improbabile che l'interruzione della caduta sia così subitanea da far chiudere il Pil 2009 a -4,5/-4,6%. Più probabilmente, la contrazione del Pil sarà superiore al -5%, e il segno rimarrà negativo anche sul 2010. Ma da oggi, dopo le misure di urgenza adottate tra la fine del 2008 e questi primi mesi del 2009, è possibile iniziare ad impostare i primi interventi strutturali e di razionalizzazione della spesa pubblica, a cominciare dal capitolo delle pensioni, per ridurre quel cuneo fiscale e contributivo che frena la crescita e comprime il reddito del lavoro dipendente.