Tremonti striglia le banche
Nella pratica infatti concedono credito a costi ancora elevati e con molta, forse troppa, circospezione. Così il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti (che sui bond ideati appositamente per patrimonializzare gli istituti di credito ci ha creduto ciecamente) ieri nel corso del terzo incontro del Credit Day non si è trattenuto dal bacchettare i manager bancari che gli stessi strumenti alla fine hanno snobbato. Un uno-due, quello del titolare del dicastero dell'Economia, che ha praticamente messo al tappeto i banchieri italiani che, a suo giudizio, mantengono i tassi di interesse troppo alti e, dopo aver sollecitato per molto tempo l'avvio di strumenti di sostegno ai bilanci, una volta entrati in vigore hanno accolto con un certo distacco e «relax» i Tremonti bond dimostrando anche di non averne capito la logica. Insomma se non sono stati schiaffi, morali si intende, poco c'è mancato. Tremonti, in veste di arbitro, ha infatti richiamato gli istituti di credito ad una maggiore responsabilità e ad agire in funzione dell'interesse nazionale piuttosto che del proprio. Ad alzare le palizzate di difesa è stato pronto però il presidente dell'Abi Corrado Faissola, che ha ricordato che il costo dei finanziamenti in Italia è addirittura inferiore a quello della media europea e che gli istituti stanno facendo del loro meglio per sostenere la ripresa. Difesa d'ufficio. L'incontro - cui hanno partecipato, tra gli altri, i vertici di Tesoro, ministero dello Sviluppo economico, Confindustria, Abi, Cassa Depositi e Prestiti e Sace - è servito comunque per fare nuovamente il punto sullo stato dei provvedimenti presi finora per contrastare la crisi. Il ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola ha citato il successo del Fondo di Garanzia: nel solo primo quadrimestre i finanziamenti per le Pmi da esso garantiti sono cresciuti del 70% (a 1,4 miliardi di euro). Sul fronte bancario, il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli ha precisato che fino ad ora le richieste per i Tremonti bond sono quattro per un totale di 6 miliardi di euro (1,45 miliardi dal Banco Popolare, 1,9 mld da Monte dei Paschi di Siena, 500 milioni da Banca Popolare di Milano e, ultima in ordine di tempo, circa 2 miliardi da Unicredit): in pratica, ha precisato Tremonti, la metà circa della somma messa a disposizione del Governo rimane non richiesta. E questo dimostra che l'atteggiamento delle banche verso questi strumenti «è stato distaccato» e ne è stato fatto un «uso piuttosto progressivo, per dirla in linguaggio diplomatico». In sostanza, a suo avviso, le banche non ne hanno capito la vera logica: «lo strumento - ha detto infatti - non serve per migliorare il look dei bilanci delle banche ma per aiutare le imprese». Servirebbe dunque, «una maggiore assunzione di responsabilità» da parte dei banchieri, anche perché «più ritardo c'è meno fai l'interesse del Paese». E anche sul costo del denaro il ministro è tornato a strigliare il sistema bancario: «Avrei un suggerimento - ha esortato Tremonti - per migliorare il gradimento dell'industria bancaria: allineare i tassi italiani con i tassi europei».