Fiat, Scajola: fabbriche intoccabili
Così, davanti ai microfoni della Bloomberg tv, il manager di Torino - che ieri ha incontrato a Francoforte il numero uno del potente sindacato dei metalmeccanici Ig Metall, Berthold Huber - ha risposto indirettamente a coloro che, come lo stesso Huber, chiedono capitali e liquidità in cambio della mano della storica casa automobilistica tedesca. Mentre Marchionne a Berlino continua la girandola di incontri, in Italia il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola ribadisce con fermezza che gli stabilimenti italiani non si toccano e il loro mantenimento «è inderogabile». Aggiunge poi che al termine della trattativa «ci sarà il tavolo a Palazzo Chigi». Ma è importante - sottolinea - che l'esito sia positivo «perchè se la Fiat cresce all'estero cresce anche in Italia». Oggi quindi Marchionne dovrà presentare al governo tedesco il piano di acquisizione e sempre oggi a Balocco (Vercelli), dove ha sede la pista prove della casa torinese, si riunirà l'accomandita della famiglia, la Giovanni Agnelli e C., e il presidente Luca Cordero di Montezemolo farà il punto sulle mosse del Lingotto nello scacchiere internazionale. A poche ore alla presentazione dei piani, Marchionne ha trascorso ieri mattina un'ora e mezza nel quartier generale della Ig Metall, dove è arrivato direttamente da Torino. L'ad sapeva che non sarebbe stato facile e, non a caso, negli ultimi giorni aveva inviato messaggi rassicuranti in Germania sul mantenimento di tutti gli impianti Opel e sulla tutela del marchio dello storico costruttore. Messaggi, questi, che ha ribadito anche alle autorità della Turingia (dove si trova l'impianto di Eisenach) e allo stesso Huber. Questi non ha mai fatto segreto delle sue resistenze nei confronti della Fiat e ieri ha confermato il suo scetticismo. Al termine dell'incontro, ha parlato di «problema» di sovrapposizione dei modelli fra le due case, di «differenze culturali» fra Germania e Italia nel ruolo delle maestranze nella vita aziendale, ma soprattutto ha dettato tre criteri che tutti gli aspiranti alla Opel dovrebbero rispettare. Oltre a garantire il futuro delle fabbriche, dei posti lavoro e la sostenibilità dello sviluppo tecnologico, ha detto, i potenziali investitori devono avere «capitale proprio e liquidità». Su quest'ultimo punto, Marchionne ha confermato che l'offerta Fiat non è in «cash». «Penso che possiamo offrire molto alla Opel», ha detto al termine dell'incontro. La nostra offerta prevede «un mucchio di asset, che producono contanti e che sono buoni (come i contanti) e probabilmente meglio dei contanti», ha spiegato. E poi: «I contanti finiscono, gli asset che producono contanti no». Se questo basterà o meno a Huber resta da vedere.