La produzione va giù ma il peggio è passato

E se per l'Isae si va verso una schiarita per Confindustria ad aprile si stabilizza la caduta. Vanno male soprattutto gli autoveicoli, mentre l'unico segnale positivo arriva sul fronte dei prodotti farmaceutici. La produzione, rileva l'Istat, è scesa del 4,6% su base mensile e del 18,2% su base annua. L'andamento tendenziale corretto per i giorni lavorativi registra invece un ribasso del 23,8%, il più ampio dall'inizio della serie storica alla fine del 1990. Nei primi tre mesi dell'anno la flessione è stata del 40,7% rispetto al trimestre precedente. Per quanto riguarda i settori, rispetto al mese precedente si registra una sola variazione tendenziale positiva nel comparto della farmaceutica di base e preparati farmaceutici (+5,3%). Il segno meno più marcato riguarda invece la metallurgia e i prodotti in metallo (-38,6%), le apparecchiature elettriche e per uso domestico non elettriche (-36,4%), i mezzi di trasporto (-30%). «La crisi non è finita - osserva Sacconi - ci sono ancora molte incertezze e una domanda globale che fatica a riprendere però alle spalle c'è il peggio del peggio che avevamo temuto: il collasso globale». Per il ministro ora è il momento di «dare, anche attraverso decisioni importanti di tipo sovrannazionale che potrebbero arrivare al prossimo G8, stimoli alla ripresa ricostruendo il circolo della fiducia e al contempo tutelare quanto più la capacità produttiva e occupazionale». E segnali positivi arrivano anche dai meeting internazionali. L'economia mondiale sembra aver toccato il fondo ed essere arrivata al punto di svolta e, sebbene differenziati a seconda dei paesi, ci sono dei segnali di recupero anche se non è opportuno abbassare la guardia. Al termine della riunione del Gem (global economy meeting) di cui è presidente, il numero uno della Bce Jean Claude Trichet riassume così la situazione esaminata dai colleghi dei paesi industrializzati e di quelli emergenti. Le banche centrali comunque, anche a fronte di una situazione che sembra in miglioramento, «rimarranno vigili» perché l'economia resta ancora in «acque inesplorate». Nel grafico della caduta vertiginosa del Pil, secondo Trichet quindi, è stato raggiunto il punto più basso e ora la linea si muove verso l'alto.