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Marchionne punta anche sull'America Latina

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Nonsi ferma più. L'ad di Fiat, Sergio Marchionne, volato ieri negli Usa per seguire l'evoluzione della vicenda Chrysler e per cercare appoggi nell'amministrazione Usa e nella General Motors per chiudere l'altra partita (Gm Europe e dunque di Opel) ha messo nel mirino una nuova preda: la Gm America Latina. Una sponda importante per aprire, ai nuovi modelli sviluppati dal maxi-polo automobilistico che il Lingotto sta costruendo, anche il ricco ed emergente mercato dell'America Centrale e del Sud. Insomma la partita della vita di Marchionne ora si è spostata Oltreoceano. Per avere successo il risiko dell'industria automobilistica europea è necessaria la sponda americana, dove Gm in lotta per la sopravvivenza si sta riorganizzando in vista della scadenza del primo giugno fissata da Washington per decidere il futuro della casa automobilistica americana. L'a.d. di Fiat ha ribadito in più occasioni che si augura di chiudere la partita Opel entro la fine del mese, una scadenza che coincide con la decisione della task force designata alla supervisione di Detroit su Gm. Secondo gli analisti per Gm la bancarotta sembrerebbe sempre più perseguibile, anche se lo spettro del Chapter 11 utilizzato per Chrysler potrebbe spingere la parti a maggiori concessioni così da evitarla. Alcuni osservatori ritengono invece che Gm non ce la farà a scampare alla stessa sorte toccata a Chrysler, vista la volontà dell'amministrazione a tutelare i benefit sull'assistenza sanitaria. E nella partita Gm, così come in quella Chrysler, si inserisce la Fiat che potrebbe giocare un ruolo determinante divenendo, insieme al governo, uno degli attori protagonisti nel salvataggio di Detroit. Marchionne si dividerà fra Detroit e Washington in questi giorni cercando sponde per l'affondo finale e garanzie per vincere le resistenze tedesche. Tornano alla ribalta anche indiscrezioni sul possibile interesse di Fiat per Gm America Latina, area in cui il Lingotto vanta già una forte presenza. Sul fronte Chrysler, Marchionne prenderà atto dell'evolversi del dossier presso la corte della bancarotta di New York: mentre i creditori non-Tarp si battono per il blocco della vendita degli asset Chrysler a Fiat e chiedono che le loro identità non sia rivelate in seguito alle minacce ricevute, il giudice Gonzales ha dato il via libera all'accesso di Chrysler a un finanziamento del governo per 4,1 miliardi di dollari e a 400 milioni cash in collaterali. I nervi continuano a essere tesi nei paesi coinvolti. Anche in Germania. Il Frankfurter Allgemeine Zeitung citando un piano strategico della Fiat datato 3 aprile ha scritto ieri che la Fiat ha intenzione di tagliare 18 mila posti di lavoro e di chiudere 10 impianti industriali del gruppo Fiat-Opel tra il 2011 e il 2016 tra cui due siti italiani: Pomigliano e quello di Termini Imerese. Secca la smentita del Lingotto. Guerra di nervi e tensioni rasserenata da Silvio Berlusconi che ieri sul tema della fusione Fiat-Opel ha detto che «sarebbe quasi un sogno da realizzare per gli azionisti, i dipendenti della Fiat e anche per tutti gli italiani». È un matrimonio profittevole, la Fiat ha il know out e i progetti giusti ha sottolineato il Cavaliere e la crisi in questo sia stata "favorevole" ai fini del matrimonio in questione. Fil.Cal.

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