La via stretta della banda larga
Le nuove piattaforme facilitano la proposta di offerte cosiddette di triple play che comprendono servizi di telefonia fissa, anche integrata con quella mobile, accesso a Internet a larga banda e contenuti televisivi su protocollo IP. Collegamenti web ultraveloci con servizi interattivi con la Pubblica Amministrazione, con gli ospedali, le scuole, telemedicina e telesoccorso, lo sviluppo di televisioni con palinsesti decisi dagli utenti, accesso ad archivi e cineteche; questi sono solo alcuni degli scenari che si aprono. Il mercato mondiale delle reti di nuova generazione continua la sua fase di crescita, con incrementi della diffusione spesso a due cifre e tutti gli esperti concordano che tale progressione continuerà nei prossimi anni, sia pure in maniera sempre più differenziata per aree geografiche. È perciò chiaro che se l'Italia vuole continuare ad essere al passo con lo sviluppo delle realtà più avanzate, Usa, Giappone, Corea, i principali Paesi della Ue, dovrà tenere ben presente che è necessario investire in maniera organica e razionale per lo sviluppo delle reti di nuova generazione e per l'upgrading di quella tradizionale in rame, che è un asset importante che può e deve essere potenziato con apporti mirati privati e pubblici. Troppo spesso si è fatta una certa confusione tra temi che riguardano la concorrenza tra operatori - e le sue regole - e lo sviluppo della banda larga, necessario e indifferibile ben aldilà delle scelte, ovviamente non dirigiste, su eventuali cambi degli assetti proprietari della rete del principale operatore di telecomunicazioni. Telecom Italia, peraltro, ha dato vita recentemente a una unità separata per la gestione della propria rete, Open Access, valutata con interesse a livello europeo e ciò è ancora più significativo in considerazione di alcune passate esternazioni della Commissaria Reding. Indubbiamente si è già fatto abbastanza nel nostro Paese, ma si può e si deve fare di più ed in questo senso vanno salutati con favore gli stanziamenti previsti dal Governo per lo sviluppo della banda larga e delle sue applicazioni nonostante le asperità del territorio italiano, i mille campanili e le tante aree urbane. Tutto ciò nell'ottica di superare, nei limiti del possibile, quel digital divide che non favorisce uno sviluppo armonioso dell'Italia. Bisogna, quindi, proseguire con la cultura del fare, nel rispetto del mercato e delle regole comunitarie, ma anche delle differenze orografiche, urbanistiche e di abitudini. Anche per la banda larga l'omogeneizzazione è un traguardo che si può raggiungere, ma non è né un dato scontato, né acquisito. Sarà necessario investire in infrastrutture, naturalmente, ma sarà ancora più necessario investire in formazione, in cultura informatica, in applicazioni innovative per le nuove tecnologie e soprattutto nella definizione di procedure che permettano rapporti più celeri e semplici fra cittadini e Stato, in primo luogo amministrazioni locali, perché, uno sviluppo della banda larga e delle reti intelligenti fine a se stesso permetterebbe magari di scaricare i video di You Tube in maniera più veloce, ma certo non sarebbe quell'elemento caratterizzante per l'ulteriore progresso del nostro Paese.