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Fiat-Chrysler, il sindacato Usa dice sì

Sergio Marchionne

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Passo dopo passo la grande tela dell'alleanza tra la Fiat e l'americana Chrysler sta per concludersi. A quattro giorni dal termine imposto dalla Casa Bianca per chiudere l'operazione e concedere i 6 miliardi di dollari vitali per tenere in piedi la casa automobilistica Usa, ieri, si è aggiunto un altro tassello al mosaico che vede l'ad del Lingotto, Sergio Marchionne, come l'artefice di un'intesa che puà cambiare il futuro di Torino. Anche il sindacato Uaw, la potente organizzazione americana dei lavoratori dell'auto, dopo i canadesi di Caw, ha infatti raggiunto l'accordo con le due società e con il governo americano, per la riduzione del costo del lavoro. Una delle condizioni chieste da Marchionne per impostare una strategia di rilancio. Piazza Affari ha festeggiato mettendo le ali al titolo del Lingotto, che ha chiuso con un balzo del 4,42% a 8,04 euro, con oltre 44 milioni di pezzi scambiati, pari a quasi il 5% del capitale. A questo punto rimane aperto solo il fronte della trattativa con le banche per la ristrutturazione del debito, pari a circa 7 miliardi di dollari, contratto dalla casa di Detroit. Anche qui si registra, però, un segnale positivo. La Fiat, secondo fonti citate da Automotive News, sarebbe disponibile anche ad accettare una bancarotta «pilotata» di Chrysler attraverso il ricorso al Chapter 11. Finora gli investitori e le banche hanno rifiutato le ipotesi di compromesso avanzate dal Tesoro, ma Sergio Marchionne vuole comunque concludere l'alleanza. Il sindacato Uaw definisce dolorose le concessioni fatte, ma sostiene che l'intesa «consente di sfruttare la seconda chance per la sopravvivenza di Chrysler». La ratifica dovrà avvenire entro il 29 aprile e la Uaw si augura che gli sforzi richiesti agli attuali dipendenti e ai pensionati della casa automobilistica americana «facciano sì che anche gli altri protagonisti della trattativa si adoperino per una conclusione positiva» della vicenda. Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola ha ribadito «l'enorme soddisfazione» per il fatto che gli Usa «guardino a un'azienda italiana con tale simpatia per risolvere i problemi della crisi dell'auto statunitense».

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