Pil italiano nel 2009 giù del 4,4%

L'economia mondiale farà un passo indietro. Quella italiana cadrà in un baratro ancora più profondo rispetto a quanto previsto. Queste in sintesi le stime che ieri il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato sulla situazione internazionale. Così se l'intero pianeta alla fine dell'anno registrerà un contrazione della ricchezza dell'1,3% (la peggiore depressione del Dopoguerra) e ritroverà il sorriso solo nel 2010 quando il pil globale avanzerà dell'1,9%, l'Italia chiuderà il 2009 con un perdita secca del 4,4% e non ritroverà il segno positivo nemmeno nel 2010 (pil a - 0,4%). A destare preoccupazione è in particolare la revisione al ribasso degli indici che ha investito il Paese. In gennaio, infatti, il Fondo aveva stimato un -2,1% per il 2009 e un -0,1% nel 2010. Anche i conti pubblici sotto pressione: a causa della crisi, e in linea con il resto del mondo, il deficit italiano salirà quest'anno al 5,4% e al 5,9% nel 2010, mentre il debito dopo essersi attestato al 115,3% nel 2009 balzerà al 121,1% l'anno prossimo. Anche per questo gli economisti di Washington non raccomandano ulteriori stimoli fiscali a causa dell'elevato debito, il Fondo spiega che una loro eventuale attuazione «aumenterebbe per l'Italia rischi non necessari». Più bassa la stima sui deficit fatta da Eurostat secondo il quale l'Italia riesce comunque a mantenersi sotto la soglia del 3% (2,7% il dato certificato) con una stima di sforamento al 3,5% nel 2009. Sulla situazione italiana è intervenuta ieri la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia che ha ricordato che il nostro debito pubblico è «già molto alto» ed è quindi necessario correre ai ripari attraverso la riduzione della spesa pubblica, eliminando sprechi e inutile dispersione di denaro. «Avendo già un debito molto alto - ha ammonito la Marcegaglia - un ulteriore rialzo è da guardare con attenzione. Dobbiamo fare di tutto per ridurre la spesa pubblica». Il dito è puntato soprattutto contro «i troppi enti inutili» e la spesa «improduttiva» in diversi settori. Peraltro, a dispetto delle stime negative che arrivano dall'Fmi, Marcegaglia ribadisce il suo ottimismo verso un possibile sviluppo positivo della crisi già nel corso del 2009. «Qualche segnale c'è già - spiega - e mi pare evidente che dalla seconda metà dell'anno si potrà vedere un ulteriore miglioramento». Posizione, questa, che la vede in piena sintonia con il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, secondo il quale «cominciano ora a cogliersi segnali di rallentamento della crisi, che lasciano intravedere per il futuro spiragli di miglioramento». Il secondo bersaglio della Marcegaglia è lo spettro del protezionismo che, «allungherebbe la recessione» e per il quale, afferma, «ci sono dei segnali, alcuni più evidenti come il "Buy American" di cui si è parlato in passato, altri magari più striscianti».