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"La crisi si batte col capitalismo culturale"

Mario Moretti Polegato

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«La crisi si combatte con la creatività che però va gestita. Per questo io parlo di capitalismo culturale. La fine della crisi è vicina, ma ognuno deve fare la sua parte. Anche i sindacati non possono opporsi alla globalizzazione. Io vedo in prospettiva un sindacato globalizzato». Mario Moretti Polegato, fondatore della Geox, un esempio del made in Italy vincente, (prima industria italiana nel settore delle calzature e secondi nel mondo nelle scarpe da città), fa un'esame della situazione economica. Alcune grandi imprese, a cominciare dalla Fiat, ottengono importanti riconoscimenti all'estero. È il segno che non siamo affatto fanalino di coda tra i Paesi industrializzati? «Noi italiani abbiamo una grande cultura che è il genio, la creatività che dimostriamo in molti settori e che si esprime sia nella grande industria che nell'artigianato». Allora cosa manca per vincere la concorrenza? «La capcità di gestire la nostra cultura. E mi riferisco alla responsabilità di quanti hanno cariche istituzionali dalle associzioni di categoria, alla politica, alla scuola. L'imprenditore è lasciato a se stesso, ad autogestirsi. Gli esempi di successo, come è poi la mia storia, sono tutti casi dindividuali». Cioè manca la cosidetta capacità di fare sistema? «A Davos al World economic forum, ho detto che la competizione a livello mondiale si può vincere solo con le buone idee, non chiudendo le frontiere. Noi abbiamo un vantaggio che è la creatività. Se l'esempio Geoz fosse seguito in molti settori, non avremmo paura della Cina e dei Paesi asiatici. La nostra strategia consiste nell'investire sulle risorse umane, i giovani, l'innovazione. Dobbiamo fare un salto nel nostro capitalismo da quello industriale dove si investe nei caponnoni al capitalismo culturale dove si investe sui giovani e sulla scuola». Cosa ha determinato la crisi? «È stato uno sbaglio unire la finanza all'impresa. Nel futuro dobbiamo far sì che questi due settori lavorino assieme ma distinti nei propri ruoli». Cosa vuol dire per la Geox innovare? «Significa sorprendere il proprio cliente. L'azienda del futuro deve essere globalizzata a 360 gradi. Bisogna mettere in rete tutto il sistema, comprese le risorse umane e la logistica. Inoltre l'azienda deve essere genuina, cioè deve rispettare le regole, ma anche essere trasparente nei bilanci». Anche la Geox ha sofferto la crisi? «Questo anno cresceremo a una cifra contro le due cifre degli anni scorsi. Il pubblico è più attento».

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