Crisi, Marcegaglia: il peggio è passato

Fino a qualche mese fa era tra i più pessimisti tanto da vedersi affibbiato l'appellativo di gufo. Ora invece si unisce a quanti credono che ilpeggio è passato e la ripresa potrebbe davvero essere questione di mesi. «Mi sembra che il peggio si sia visto, a livello mondiale e italiano, non c'è più la continua caduta degli ordinativi e del fatturato» afferma il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia. Quando la svolta? Il numero uno degli imprenditori batte tutti in ottimismo e prevede che, «dopo qualche mese ancora difficile nella seconda parte dell'anno potrebbe esserci una inversione di tendenza». Per la Marcegaglia «c'è qualche segnale di miglioramento della congiuntura. Qualche piccolo segnale che va preso con prudenza ma che ci dà qualche possibilità di avere fiducia. Sembra che si sia già toccato il fondo e l'aumento ad esempio della domanda estera per l'Italia in febbraio è uno di questi segnali». Il presidente di Confindustria ha citato alcuni indicatori internazionali che riportano un po' di ottimismo sull'economia: «in Cina è ripresa la produzione industriale, stanno migliorando alcuni indici di fiducia degli Stati Uniti e anche il dato sull'export in Italia a febbraio ha mostrato un progresso del 3,5%». Ha detto «il problema non è dire se ci riprenderemo fra tre o sei mesi o un anno, quello che serve è fare in modo che adesso il credito arrivi assolutamente alle pmi e che vengano supportati con gli ammortizzatori sociali coloro che rischiano di perdere il posto di lavoro». La Marcegaglia respinge però al mittente la richiesta da parte del ministro del lavoro Sacconi di una moratoria nei licenziamenti. «Non c'è bisogno di rigidità in questo momento. I licenziamenti in Italia sono molto pochi». Meglio «prolungare la cassa integrazione ordinaria quale strumento di supporto per mantenere comunque le persone in attività». La leader di Confindustria ha annunciato quindi che chiederà «uno sgravio fiscale per chi decide di aumentare il capitale delle proprie imprese e per chi vuole continuare a investire. Chiederemo inoltre - ha concluso - che si vada veramente a tagliare la spesa pubblica improduttiva, gli enti inutili, e tutti i balzelli che fanno sì che per i lavoratori, i cittadini, e le imprese, i costi siano troppo alti». Quanto all'ipotesi di far entrare i sindacati nel capitale delle imprese la Marcegaglia è possibilista. «Se ci saranno aziende che decideranno di farlo si può fare, però la cultura in Italia secondo noi non è ancora matura».