Crisi, Fmi: "Costerà 4 mila miliardi"
Mentre si aprono gli incontri di primavera con la Banca Mondiale, l'Fmi pubblica l'aggiornamento del suo Global Financial stability report. Il collasso del settore creditizio (credit crunch) sarà "profondo e di lunga durata", la crisi si è estesa a famiglie e imprese e anche se a livello mondiale sono state lanciate contromisure "che non hanno precedenti", l'istituzione avverte che "la stabilizzazione del sistema finanziario richiederà ulteriori azioni politiche". Con questo rapporto ogni anno l'Fmi passa in rassegna la situazione e tutte le criticità del sistema finanziario globale. L'aspetto più atteso era proprio quello sulle svalutazioni, oggetto di anticipazioni di stampa che ora trovato riscontro nei dati effettivamente pubblicati. Sono contenuti nel primo capitolo e l'ammontare totale delle svalutazioni stimate sale a quasi 4.100 miliardi di dollari; se la maggior parte di queste svalutazioni ricadono su titoli originati negli Stati Uniti, l'epicentro della crisi, ora l'Fmi stima che ben 1.193 miliardi riguardino titoli Europei. Per dare un'idea della velocità e dell'ampiezza con cui si sono aggravate queste stime, basta guardare alla componente sugli asset statunitensi. Oggi l'Fmi stima svalutazioni per 2.712 miliardi di dollari su un ammontare totale di titoli da 26.554 miliardi. Solo lo scorso gennaio, in un aggiornamento delle sue previsioni, indicava invece svalutazioni per 2.200 miliardi, e nell'ottobre precedente 1.400 miliardi. "In base alle nostre stime - scrivono i tecnici dell'Fmi - a riflesso delle perduranti pressioni nei mercati del credito le istituzioni finanziarie globali e altri detentori (di questi titoli) potrebbero fronteggiare svalutazioni più ampie". Le svalutazioni previste per l'Europa riguardano un ammontare totale di titoli indicato a 23.807 miliardi di dollari, mentre altri 131 miliardi di svalutazioni sono su titoli originati in Giappone il cui ammontare totale è di 6.569 miliardi. E sono proprio i nuovi dati su Europa e Giappone a far salire drammaticamente la previsione totale, perché in precedenza l'Fmi non indicava svalutazioni su titoli originati da queste due aree economiche. L'ammontare totale dei titoli oggetto di revisioni peggiorative è pari a 57.719 miliardi di dollari e la cifra esatta delle svalutazioni previste è di 4.054 miliardi. Ma si tratta appunto di valori a "elevata incertezza", secondo gli stessi economisti di Washington. Quanto alle istituzioni colpite, se per i due terzi graveranno sulle banche, secondo l'Fmi "altre istituzioni finanziarie, tra cui i fondi pensione e le compagnie assicurative hanno significative esposizioni al rischio". In difficoltà anche gli hedge fund, che hanno sofferto perdite a causa delle svalutazioni occorse dovendo aggiornare il valore dei titoli in portafoglio con le quotazioni di mercato, e ruitrovandosi costretti a procedere a vendite di asset per finanziare le liquidazioni di coloro che hanno voluto riscattare le loro quote. In questo quadro secondo l'Fmi "la questione più cruciale è interrompere la spirale ribassista tra il sistema finanziario e l'economia globale. Sono già in corso sforzi promettenti per ridisegnare il sistema finanziario globale - si legge - che dovrebbero assicurare una piattaforma più stabile e resistente per una crescita economica sostenibile". Ma il quadro resta difficile. "Il sistema finanziario resta sottoposto a gravi tensioni e la crisi si allarga a famiglie e imprese e ora coinvolge il comparto bancario sia delle economie avanzate che di quelle emergenti. La contrazione dell'attività economica ha creato ulteriori pressioni sui bilanci delle banche, mentre i valori delle attività continuano a degradarsi, minacciando l'adeguatezza delle loro patrimonializzazioni e scoraggiandole ulteriormente dall'erogare prestiti". Intanto "la crescita dell'offerta di credito rallenta, fino a poter diventare negativa e aggiungendo a sua volta pressioni sull'economia reale". Questa è la spirale da interrompere. In questa situazione l'Fmi riconosce che "sono stati effettuati aggiustamenti sostanziali nel settore privato, mentre sono state già adottati pacchetti di sostegno pubblici che stanno contribuendo a dare alcuni segnali preliminari di stabilizzazione". Tuttavia l'istituzione avverte che "anche così, servono ulteriori decisive misure politiche e di coordinamento internazionale per sostenere questo miglioramento, per ristabilire la fiducia del pubblico nelle istituzioni finanziarie e normalizzare le condizioni dei mercati".