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Quote latte e auto in un solo decreto

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{{IMG_SX}}Così ieri è arrivato l'escamotage di creare un unico testo in cui far confluire il dl incentivi per l'auto e quello quote latte, che finora hanno viaggiato appaiati alla Camera, con tanto di trattative parallele sui due tavoli. Le norme sulla filiera lattiero-casearia fatte decadere in Aula, verranno recuperate in un maxiemendamento al decreto auto sul quale oggi stesso l governo metterà la fiducia. «Io - ha spiegato il leader della Lega Umberto Bossi - mica li lascio soli 'sti poveretti allevatori.  Domani (oggi ndr) mettiamo la fiducia così quote latte e automobili vanno insieme». Si chiude così la vicenda del travagliatissimo provvedimento sostenuto fortemente dalla dalla Lega e avversato da una buona parte degli agricoltori che ieri hanno manifestato in piazza Montecitorio e hanno esultato alla notizia dello stop al decreto che scadeva il 6 aprile. Una vittoria di Pirro però perché come si è affrettato a puntualizzare il capogruppo del Carroccio, Roberto Cota: «Il decreto quote latte non verrà ritirato: ci sarà una fusione con il decreto incentivi e questo ne garantirà l'approvazione superando gli ingorghi parlamentari di questi giorni». Ingorghi nati dall'ostruzionismo di Udc e Pd. Tanto che per arrivare a una soluzione il presidente della Camera, Gianfranco Fini in capigruppo arriva a usare la «minaccii» della tagliola, uno strumento mai utilizzato ma più volte ventilato nelle legislature precedenti che consente alla presidenza di fissare il momento del voto finale sul provvedimento by-passando l'esame degli emendamenti. Una minaccia non solo nei confronti dell'opposizione ma anche e soprattutto della maggioranza e del governo visto che una scelta del genere, senza precedenti, avrebbe spiegato Fini, ha come diretta conseguenza l'inasprimento del confronto parlamentare, con il rischio di ridurre a quel punto l'Aula a una vera e propria cayenna per la maggioranza, «praticamente un Vietnam». A quel punto il governo avrebbe accettato di lasciar decadere il decreto, infilandolo nel dl incentivi, ma nella versione uscita dal Senato, considerata dall'opposizione e da alcuni settori del mondo agricolo un «male minore» rispetto al testo uscito dalla Commissione Agricoltura di Montecitorio.

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