"Se salta il decreto perdono tutti"
Stop a un ostruzionismo solo di maniera sul decreto per le quote latte. «Il rischio è quello di affossare un provvedimento che farebbe venire meno una serie di misure importanti per il settore» spiega a Il Tempo, Paolo Russo, presidente della commissione Agricoltura della Camera dei Deputati. Cosa verrebbe meno? «Innanzitutto non potranno più essere utilizzati i 45 milioni di euro che consentirebbero attraverso il volano di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo e alimentare) agli allevatori che si sono indebitati negli anni scorsi di ristrutturare il loro debito. Non solo. Molte aziende poi rischiano di andare fuori dal mercato». Perché? «Sono circa 350 mila le imprese che saranno costrette a pagare il doppio dei contributi previdenziali. Salterebbe infatti lo stanziamento di 105 milioni di euro per finanziare sei mesi di proroga degli sgravi contributivi. Infine verrebbe meno anche il finanziamento di 110 milioni per il fondo di solidarietà che ha consentito di supportare l'innovazione delle assicurazioni contro le calamità naturali». Non è poco. Ma allora perché ci sono le tensioni sul decreto? «Scontiamo venti anni di incertezza e di indulgenza nei confronti degli allevatori che hanno invocato le sanatorie. E altrettanti anni di posizione subordinata nei confronti dell'Europa. Abbiamo scritto le regole insieme a Bruxelles ma abbiamo sempre pensato che la loro applicazione consentisse una scappatoia. Con il risultato che oggi il 50% del latte viene dall'estero e oggi paghiamo multe per gli sforamenti. Passiamo al provvedimento. Su cosa è basato? «Il provvedimento per essere etico deve avere un binario comune: la legalità per tutelare chi sì è comportato sempre bene ma anche l'appetibilità per far uscire dall'illegalità chi non si è comportato bene che deve essere incentivato a regolarizzarsi. Nel decreto questo non c'è? «Sì. Ma molti hanno ideologizzato il provvedimento e sperano che decada. Siamo entrati in un crinale ideologico». Le associazioni del settore sono in guerra tra loro «Si sconta una semplificazione che nelle associazioni agricole non c'è stata. Auspico che si trovino al più presto posizioni omogenee». Ma il decreto può cambiare? «Si può entrare nel merito. Se ci sono aspetti da approfondire si possono vedere. Ma quello che chiedo e auspico è uno stop all'ostruzionismo di maniera che potrebbe determinarne l'affossamento. In questo momento vedo troppa animosità tra le part che spero si sciolga in aula dopo un confronto reale e serrato». L'accusa è che guadagnino solo i furbi. «Abbiamo messo una serie di paletti per evitarlo. Ma il punto è che il legislatore non ha odio di classe contro le imprese agricole. L'obbligo di chi fa la norma non è punire ma trovare utili strade che consentano a chi ha sbagliato di rientrare nella legalità».