Acea-Gdf, "accordo strategico"
Un'intesa che, messa in cantiere dalla precedente giunta di Roma, è stata stoppata dall'esecutivo guidato da Gianni Alemanno. In discussione è così tornato lo schema che prevedeva il conferimento della rete della Romana Gas acquistata dai transalpini, in Acea, e la loro contestuale crescita nel business energetico della Capitale. L'impasse è stata superata, in parte, nei giorni scorsi con la discesa in campo di Mediobanca alla quale è stata affidata la riscrittura di un accordo commerciale e societario con i francesi in grado di accordare le richieste del Campidoglio e quelle dei transalpini. Ieri sul punto è arrivato anche il pensiero del governo. Che pur non avendo titolo per intervenire nel dossier, nel rispondere all'interpellanza del parlamentare Pd ed ex assessore al bilancio del Comune di Roma, Marco Causi, ha dato un'indicazione precisa sul tema. «la joint venture (l'alleanza commerciale ndr) tra Acea e Suez-Gaz de France è un'opportunità di cooperazione industriale nel settore dei servizi pubblici locali, pur rientrando la decisione finale nelle valutazioni di carattere industriale, che sono di pertinenza delle imprese interessate. In particolare, tale operazione presenta le caratteristiche di un'alleanza strategica che pone le basi per uno sviluppo della rete, dando seguito agli impegni già assunti a livello internazionale» ha affermato il sottosegretario all'economia, Nicola Cosentino. Si tratta in realtà della posizione già espressa dal ministero dello Sviluppo Economico. Insomma in maniera indiretta l'esecutivo ha messo in chiaro quale sia il suo orientamento. Una visione che deriva dal contesto internazionale e che vede nei francesi un importante partner di riferimento della politica energetica italiana sia nel nucleare con il recente accordo per sviluppare reattori in comune, sia a livello di grandi aziende petroliferi. La Total ad esempio è, infatti, impegnata con l'Eni in molti campi di esplorazione petrolifera nel mondo. Il pressing velato sul comune di Roma da parte del governo centrale a favore di Parigi, insomma, c'è e sarebbe motivato proprio dalla necessità di rispettare l'indipendenza della società capitolina nelle scelte industriali garantendo nel contempo gli impegni presi dai governi centrali nel campo energetico.