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Franceschini ha sbagliato obiettivi

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In sintesi, i contribuenti il cui reddito imponibile supera i 125.000 euro (una soglia appena più alta di quella proposta da Franceschini) sono poco più dello 0, 60% del totale; prevalgono i lavoratori dipendenti (102.000), i pensionati (46.000) e una fascia che accomuna imprenditori, liberi professionisti di varia tipologia (61.000). Ciò non vuole dire che i 61.000 abbiano mediamente redditi meno bassi dei dipendenti e dei ppensionati. In Italia, come del resto in tutto il mondo (si vedano le analisi comparate Ocse ed i rapporti dell'Internal Revenue Service americano), imprenditori, professionisti ed autonomi hanno possibilità di deduzioni di spese per la produzione del reddito ed altre voci analoghe; quindi, di maggiore grado di elusione ai fini della dichiarazione del reddito e degli eventuali accertamenti. Attenzione, non si tratta di evasione (che, secondo analisi Ocse, riguarda imprenditori, professionisti ed autonomi più che chi riceve, a fine mese, la busta paga) ma di deduzioni perfettamente legali. Ove si integrassero i dati dell'Agenzia delle Entrate con le stime dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppp economico (Ocse) su evasione - oltre che elusione-, tra il 50% ed il 65% di un'eventuale «una tantum» franceschiana sarebbero dirigenti delle pubbliche amministrazione (Stato, Regioni e grandi comuni) e i pensionati fruitori di trattamenti di vecchiaia computati con il metodo «retributivo» (ossia calcolato sul compenso degli ultimi anni di impiego per gli statali dell'ultimo mese). I pensionati fruitori di trattamenti di vecchiaia «retributivi» sono quelli che furono maggiormente difesi dai sindacati nel 1995 (mentre era in cantiere la «riforma Dini»); per tutelarli si previde una transizione di diciotto anni (invece dei tre anni attuati per un'analoga riforma in Svezia). Se le cifre fornite dall'Agenzia dell'Entrate e dall'Ocse non sono valide, i collaboratori di Franceschini (bravo studioso di storia delle dottrine politiche e buon romanziere, tradotto pure in francese) ne forniscano altre in modo che vengano valutate con la cura del caso. Se sono una buona rappresentazione della realtà, ci si chiede perché il Segretario (pro-tempore) del Partito Democratico dopo avere toppato, sugli ammortizzatori sociali, si sia lanciato in una proposta rivolta contro il proprio elettorato (e che in aggiunta frenerebbe le possibilità di ripresa dell'economia italiana - come di solito fanno gli aggravi fiscali). Utilizzando gli algoritmi della non nuova ma sempre valida «teoria economica della democrazia» di Anthony Downs, si direbbe che intende tornare a fare il romanziere il più presto possibile. Accontentiamolo.

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