Banche controllate dai prefetti
Dopo il soccorso alle banche a corto di liquidità, attraverso i Tremonti bond (le obbligazioni sottoscritte dal Tesoro per ripatrimonializzare le banche) il governo attiva anche il fronte della «pressione» sui banchieri per evitare che, agli sportelli, si verifichino restrizioni ingiustificate nella concessione di credito. In prima linea nell'operazione di monitoraggio dei flussi d credito nel territorio ci saranno i Prefetti italiani. Quelli dei capoluoghi di regione in particolare e in alcuni casi anche quelli di alcune province. A loro il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, insieme al collega dell'Economia, Giulio Tremonti, ha chiesto ieri in un incontro al Viminale l'attivazione degli Osservatori previsti dal decreto anticrisi. L'obiettivo è quello di far diventare le prefetture non solo un luogo di elaborazione delle informazioni fornite dalle banche, dai clienti e dalle associazioni di categoria ma anche luogo di conciliazione delle criticità nei rapporti tra banche da una parte e, aziende e famiglie, dall'altra. «Abbiamo chiesto ai prefetti - ha spiegato Maroni - di assumere un ruolo proattivo per raccogliere le segnalazioni e intervenire nei confronti delle banche per trovare soluzioni». Da parte dei prefetti, ha riferito il ministro, «c'è stata un'accoglienza molto positiva per l'iniziativa, che è stata interpretata come l'assunzione di un ruolo di responsabilità, per garantire che il mondo delle imprese non soffra di riduzioni ingiustificate del credito». I poteri saranno solo quelli di una semplice «moral suasion». Sarò lo Stato cioè nelle sua articolazioni territoriali a chiedere conto agli istituti di credito su determinate situazioni. Nessun intervento dirigistico, dunque. La banca ha sottolineato Maroni, «rimane comunque titolare della valutazione del credito: i prefetti non possono imporre, ma fare un intervento di persuasione laddove ravvisino criticità. L'esigenza di tutela del mondo produttivo in un momento così particolare - ha aggiunto - viene prima di qualsiasi esigenza». Un pressing giustificato secondo Tremonti dal fatto che l'articolo 47 della Costituzione dice che «la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito». «Il risparmio e il credito sono beni costituzionali e mai come in questo momento l'articolo 47 è di attualità. La Repubblica controlla il credito e i prefetti potranno farlo nel modo migliore» ha aggiunto il titolare del dicastero dell'Economia. Se anche gli Osservatori costassero alla collettività, ha rilevato «sarebbero soldi ben spesi. Se c'è un'area dove investire è questa. Il problema non è quanto costa, ma quanto grande è il problema che si deve risolvere». Gli osservatori dovrebbero decollare operativamente alla fine del mese. I prefetti raccoglieranno in maniera riservata i reclami della clientela danneggiata nell'erogazione del credito. E invieranno una lettera alla banca suggerendo l'apertura di un'istruttoria. La banca fornirà una risposta al cliente informandone il prefetto. Che per le isruttorie potrà avvalersi di tutti i pezzi dello Stato presenti sul territorio. Dall'Inps alla Guardia di Finanza, dall'Agenzia delle Entrate alle filiali della Banca d'Italia.