Bernabé: «La politica non ci pressa»
Sul tema della rete Franco Bernabè non sente pressioni politiche e il gruppo considera chiuso il capitolo, tanto che i nuovo modello di separazione organizzativa della rete di accesso Telecom diventa un «caso aziendale», una soluzione italiana da esportare. La politica però prosegue nei suoi ragionamenti e resta in attesa del rapporto di Francesco Caio, il superconsulente del governo in materia. «Non mi risulta», risponde Bernabè a una domanda su possibili pressioni della politica per abbandonare la soluzione trovata con open access e tornare a parlare di scorporo. Quanto a Caio, l'indagine che ha svolto è una mappatura in Italia per definire la situazione dell'infrastruttura telefonica del Paese. Al consulente è stato chiesto di chiarire se è vero che solo l'8% delle famiglie italiane sarebbe escluso dall'Adsl; cosa si dovrebbe fare e quanto si dovrebbe investire, per una banda larga maggiore, e con quale tecnologia. Un'altra domanda a cui il rapporto dovrebbe rispondere è la possibilità di coordinare gli investimenti già in essere da parte di Comuni, Regioni e amministrazione centrale. Smentendo le indiscrezioni di stampa dei giorni scorsi, il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Paolo Romani, spiega in un'intervista a Il Riformista che il rapporto di Caio non è ancora sul suo tavolo ma gli verrà presentato a giorni. Passerà almeno un mese prima che sia reso pubblico, perché Romani intende parlarne anche con gli operatori interessati e con il presidente del Consiglio. «Non andiamo dietro alle chiacchiere ma stiamo ai fatti», è il richiamo di Bernabè, e allo stato l'unico «fatto» è open access e gli impegni volontari assunti dalla società e approvati dall'Agcom. «C'è un grande interesse per questa esperienza che consente la stessa apertura di open reach ma in modo più efficiente e meno costoso, e che altri Paesi potranno adottare. C'è interesse per quello che abbiamo fatto anche da parte delle università e delle istituzioni internazionali», ha detto Bernabè a Milano, alla vigilia del road show che partirà da Londra domani e passerà poi per New York (26 marzo) alla Columbia University, e Boston (27 marzo) al Mit.