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"Banche, sì alla nazionalizzazione ma non in Italia"

Banche in crisi ma Berlusconi esclude la nazionalizzazione in Italia

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"L'ipotesi della nazionalizzazione delle banche ha delle ragioni, delle frecce al proprio arco, in quegli Stati dove le banche non fanno il loro dovere, ovvero quello di non finanziare le imprese". Lo ha detto il premier, Silvio Berlusconi, parlando a Villa Madama al vertice italo-francese con il presidente, Nicolas Sarkozy. Berlusconi e ha ribadito che l'ipotesi non è per l'Italia. "L'ipotesi di nazionalizzare - ha osservato Berlusconi - ha delle ragioni come frecce al suo arco, per quegli Stati che intervengono massicciamente nel capitale di quelle banche e poi si scontrano con la permanenza dello stesso assetto manageriale e non possono intervenire in modo efficace per fare sì che queste banche mantengano le linee di credito utili al sistema delle imprese che quindi soffrono molto". "Quindi - ha osservato - il premier - in questi Paesi molto probabilmente la decisione di arrivare alla nazionalizzazione delle banche è una decisione rispetto migliore al fatto di dare solo fondi lasciando così che le banche non facciano le banche, cioè non prestino soldi al mondo delle imprese". "Per quanto riguarda l'Italia - ha aggiunto Berlusconi - questa è una soluzione in nessun modo ipotizzabile perché il nostro sistema bancario è molto solido e siamo un popolo di risparmiatori". Tanto che il presidente del Consiglio ha ricordato che "finora le banche non hanno avuto la sventura dei titoli tossici e nonostante sia stata messa a disposizione una somma importante, di 10-12 miliardi di euro, a oggi nessuna banca si è sentita necessitata ad utilizzarla".

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