Corte dei Conti: conti dei Comuni a rischio
Sì perché la Corte dei Conti ieri ha tirato fuori le sue cifre sui contratti derivati sottoscritti da province, regioni e comuni. Ebbene più della metà del debito era «assistito» nel 2007 da strumenti finanziari «derivati». Si tratta di 31,8 miliardi su 55,3 miliardi di debito complessivo. Così hanno spiegato i rappresentanti della Corte dei Conti guidata dal presidente Tullio Lazzaro in audizione in commissione Finanze del Senato. Non solo. Si tratt adi dati parziali: non comprendono infatti - hanno spiegato i togati - gli enti della regione Piemonte, Trentino Alto Adige e Valle D'Aosta. Il fenomeno potrebbe essere dunque più esteso. Passando all'esame dei comuni risulta che (sempre escluso il Piemonte) sono 737 gli enti che hanno concluso questo tipo di contratti e che le Regioni che in termini assoluti sono state maggiormente interessate sono la Lombardia (93 enti) e la Campania (66 enti). Le meno interessate risultano invece il Molise (5 enti) e la Liguria (11 enti). Si tratta insomma dell'11,3% dei Comuni italiani. L'esame dei dati mette in luce - spiega la magistratura contabile - che il 52,5% degli enti (387 su 737) ipotizza di subire una perdita per la sottoscrizione di questo tipo di contratti a fronte del 36,8% che, al contrario ritiene positiva la situazione dell'operazione. «Si tratta di un dato significativo - dice la Corte dei Conti - che denoterebbe che la maggior parte delle operazioni potrebbero rivelarsi negative». La percentuale maggiore di enti che ipotizza perdite si trova in Sardegna (72,7%), Friuli Venezia Giulia e Umbria (entrambe al 71,4%). I derivati sono contratti che legano un evento al movimento di un altro elemento detto sottostante. Spesso il guadagno o la perdita è dato da complesse formule finanziarie che difficilmente consentono di verificarne l'entità effettiva. Per questo gli effetti sui bilanci dei comuni no sono ancora stati misurati.