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Il monito della Bce, no al protezionismo

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Lo ha affermato ieri la Banca Centrale Europea che ha anche messo un guardia i governi Ue dall'uso di misure protezionistiche per uscire dalla crisi. E ha espresso la sua preoccupazione per la forte crescita del deficit degli Stati a causa della crisi. L'istituto centrale di Francoforte, nel suo bollettino mensile, ha fatto il punto sul panorama dell'economia globale e di Eurolandia mentre al Parlamento Europeo il componente del consiglio della Bce Lorenzo Bini Smaghi ha ammonito: «i cittadini europei stanno soffrendo a causa della crisi finanziaria. E ora si aspettano che i loro leader affrontino presto la crisi alla radice». L'economista si è detto possibilista su un nuovo taglio dei tassi a marzo: «Potrebbe succedere ancora». La Bce invita quindi a far restare «mirate e temporanee» le misure anti-crisi e esorta i governi, i cui conti pubblici sono stati messi a dura prova dal calo dell'economia e dagli ingenti stanziamenti a favore delle banche e del sistema finanziario, a ristabilire «quanto prima un impegno credibile a favore degli obiettivi di bilancio a medio termine». La Bce teme che di fronte a una situazione così nera la sirena del protezionismo possa conquistare sempre più governi e opinione pubblica. Per questo la Eurotower ha chiesto di «arginare le richieste di misure» protezionistiche poiché «l'impatto sulla crescita economica e sul benessere delle persone» di tali interventi «è sostanzialmente negativo». Il quadro dell'economia rimane dunque grave (gli esperti contattati dalla Bce stimano un calo dell'1,7% del Pil) e le turbolenze finanziarie sono aggravate dal calo del commercio internazionale. Il vice-presidente della banca centrale europea, Lucas Papademos oltre ad auspicare un taglio dei tassi a marzo apre quindi all'adozione da parte della Bce, seguendo la Federal Reserve e la Bank of England, di strumenti monetari non convenzionali quali l'acquisto di titoli di Stato o di obbligazioni emesse dalle società. Una consolazione arriva dall'inflazione che, a causa principalmente del calo delle materie prime, ha subito un brusco rallentamento che proseguirà fino alla metà del 2009 portandosi a livelli molto bassi (+0,9% le stime). Un tale livello di prezzi sosterrà il potere potere di acquisto delle famiglie.

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