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Giappone e Usa, economie a picco

Il presidente Usa Barack Obama

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Il pil americano nel quarto trimestre ha subito una contrazione del 3,8%, registrando il calo maggiore dal 1982 quando l'economia scese del 6,4%. Un crollo ben maggiore è stato invece registrato in Giappone, che scivola sempre più in una recessione con contorni gravi e preoccupanti: a dicembre la produzione industriale è andata giù del 9,6%, il crollo più brusco degli ultimi 56 anni, mentre la disoccupazione è salita dello 0,5%, al 4,4%, il massimo degli ultimi tre anni. Per gli Stati Uniti si tratta, comunque, di un risultato migliore delle attese che scommettevano su una flessione superiore al 5%. Ma gli analisti avvertono: il dato dimostra che probabilmente il peggio deve ancora venire e l'attesa «si sta facendo dolorosa». Il presidente Barack Obama, infatti, non ha usato mezzi termini: la contrazione del pil «non è soltanto un concetto economico, è un disastro continuo per le famiglie di lavoratori americani. È il significato reale di queste cifre a contare davvero per il popolo americano: si fanno meno acquisti, le imprese effettuano meno investimenti, i datori di lavoro assumono meno». Da qui l'invito ad accelerare l'approvazione del piano di stimolo, che «non è la fine ma solo l'inizio» del rilancio. A fondo anche la seconda economia al mondo subisce i pesantissimi effetti della crisi globale e assiste al crollo dei campioni del sistema produttivo sotto il peso dello yen e del tonfo dell'export: i colossi dell'elettronica, dell'hi-tech o dell'auto - Toyota, Nec e Hitachi - sono costretti a misure come sforbiciate agli organici, il taglio o la revisione delle stime di reddito fino a ipotizzare, in alcuni casi, le perdite più pesanti mai avute. Come hanno già fatto, ad esempio, Sony e Toshiba. «Non ho mai visto una caduta della produzione tanto brusca: inutile dire che il problema è molto serio», ha commentato il ministro della Politica economica e fiscale Kaoru Yosano. I prossimi mesi, del resto, non promettono nulla di buono: a gennaio si dovrebbe registrare un tonfo del 9,1% e a febbraio un altro del 4,7%. Se crolla la produzione, di converso, balza la disoccupazione: a fine dicembre i senza lavoro erano 2,7 milioni, con un aumento del 16,9% su base annua e dello 0,5% su base mensile (il balzo più veloce degli ultimi 42 anni).  

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