Difficile trovare una voce contraria, e neppure leggermente ...
Forse la spiegazione di tanta afasia precedente e di tanta loquacità successiva sta nella perdita del coraggio imprenditoriale. L'Italia colpita dalla crisi si è rintanata nei suoi confini, ha messo al bando le iniziative, ha fermato l'inventiva industriale, ha bloccato i canali degli investimenti. E in molti casi sa rivolgere il proprio sguardo solo a un'improbabile distribuzione di aiuti, di sostegni. Un commento, nella generale approvazione, va riletto con attenzione. È quello di Giulio Tremonti. Il ministro dell'economia ha osservato come una volta tanto ci sia qualcuno che, invece di invocare aiuti, si aiuta da solo. Non c'è cinismo in questa frase, ma tanta stima e rispetto. E non c'è nemmeno il sollievo di chi ora pensa di aver risparmiato qualcosa sulle uscite del bilancio pubblico. La sensazione, anzi, è che proprio quando si loda chi si sa aiutare da solo si stia pensando a formalizzare gli aiuti, successivi, dello Stato. Vedremo, ma resta il colpo d'occhio eccezionale di un'azienda italiana che firma un accordo importantissimo (e centrato sul mercato) mentre tutti i capi azienda europei dell'auto stanno a Parigi a presentare le loro suppliche al presidente Sarkozy. Accordo basato sul mercato e sulla fiducia nella ripresa dei consumi. Dopo la crisi le opportunità saranno ancora maggiori. Ma si dovrà essere attrezzati: in sostanza offrire prodotti nuovi. Questo è andato a proporre a Detroit Marchionne: tecnologia, e anche stile, in cambio di una posizione produttiva e di mercato e di una forte rete distributiva. La capacità tecnologica c'era nella pancia della Fiat, si trattava di valorizzarla più di quanto avvenisse già ora. Con l'ingresso nel capitale di Chrysler questo risultato si raggiunge. Molte altre aziende italiane hanno conoscenze tecnologiche di altissimo livello. C'è da augurarsi che provino a imitare l'esempio Fiat, a prendere coraggio: il post-crisi può essere una fase entusiasmante per chi la saprà sfruttare.