Aiuti all'automobile, l'altolà della Fiat
Così, dopo che le grandi case americane hanno chiesto aiuto al governo federale per superare una crisi produttiva che le ha portate sull'orlo del fallimento, le case europee non indenni dalla recessione hanno cominciato a temere che l'intervento a favore di Detroit, sede di Gm e Chrysler, possa in realtà celare una sovvenzione ai produttori in grado di interferire con il gioco della libera concorrenza nei mercati mondiali. L'Unione Europea ha infatti scelto per tutelare le produzioni di avviare interventi solo temporanei e mirati. Una cosa ben diversa dalla ciambella di salvataggio chiesta dalle aziende statunitensi. Così ieri a puntualizzare il non gradimento per misure di seminazionalizzazione del settore negli Usa è intervenuto Sergio Marchionne, ad del gruppo Fiat: «Gli aiuti al settore auto devono essere per tutti o per nessuno». Il numero uno del Lingotto ha poi meglio spiegato che «bisogna evitare che si crei una interferenza che modificherebbe l'equilibrio industriale dei mercati. Una cosa che la Fiat non potrebbe accettare». L'avvertimento è arrivato ieri a margine di un incontro tra esponenti del mondo economico piemontese e i rappresentanti dello Stato brasiliano di Minas Gerais. Se gli Stati Uniti si muovessero, dice Marchionne, «cambierebbe l'equilibro in Europa. È una questione che non possiamo non seguire con attenzione». Una posizione espressa anche dal presidente del Lingotto, Luca Cordero di Montezemolo, secondo il quale «quella dell'auto è una crisi mondiale e avrebbe bisogno di una ricetta globale. L'Europa deve trovare una ricetta comune» che serva da stimolo al settore. Marchionne ha ribadito che «la Fiat non ha chiesto assolutamente nulla al governo», e che «in questo momento non ha bisogno dello stesso tipo di sostegno degli americani». «Le differenze tra i mercati sono sottili. Per questo - ha continuato Marchionne - auspico che non si crei un dislivello tra l'America e l'Europa e che, specialmente in Europa, non si creino protezioni a livello nazionale che abbiano un impatto sul mercato europeo. Se dovesse intervenire qualcuno per dare sostegno alla Opel, in Europa sarebbe completamente impossibile escludere gli altri produttori». Eppure, proprio ieri il commissario Ue all'Industria Gunther Verheugen, ha sostenuto che i problemi dell'Opel sono legati «esclusivamente alla situazione di crisi della casa madre negli Usa» e questo rappresenta «circostanze straordinarie che non valgono per altri produttori e che giustificano misure eccezionali». Insomma anche in Europa le posizioni sono distanti tra chi sente ormai l'acqua alla gola come la casa tedesca partecipata dagli americani e chi, come la Fiat, teme che il precario equilibrio raggiunto nelle vendite possa essere messo a rischio da interventi di salvataggio.