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«Rafforzare i Confidi per rilanciare le Pmi»

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Gli imprenditori chiedono interventi antirecessivi «Comprendo le motivazioni di queste richieste, soprattutto se finalizzate alla ripresa dei consumi, che è necessaria, e al rilancio degli investimenti pubblici in infrastrutture e per i processi di innovazione aziendale». Le Banche Popolari sono le più vicine alle Pmi. Cosa propone per sostenerle? «Il Credito Popolare assiste oltre 1,2 milioni di Pmi, e numerosi distretti industriali, con un effetto moltiplicatore. Ciò che serve ora è una politica di sostegno che consenta alle imprese di investire su se stesse, sulla propria competitività». Con quali strumenti? «Penso soprattutto al volano dei Confidi, cioè ad un sostegno dal lato della garanzia, che consenta alle Pmi una maggiore liquidità per un riequilibrio finanziario, nuovi investimenti produttivi e il rafforzamento della struttura patrimoniale». Qual è lo spazio che hanno i Confidi? «Potenzialmente è molto ampio. Il "mercato" delle garanzie - con i crediti di firma - supera i 170 miliardi di euro. I Confidi, attualmente, intercettano non più di 25 miliardi, cioè circa il 15%». Cosa bisognerebbe fare? «Non disperdere risorse pubbliche verso i singoli Confidi, privilegiando il Fondo Centrale di Garanzia, al quale possono accedere sia i Confidi, con la controgaranzia, che le banche, con la garanzia diretta, ampliandone l'operatività alle Pmi oggi escluse. Analogo intervento per Artigiancassa. Andrebbero poi razionalizzati gli interventi regionali ai fondi rischi dei Confidi, per evitare distorsioni allocative sul piano territoriale tra le diverse strutture consortili, soprattutto nel Centro e Sud del Paese». Fil.Cal.

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