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È tornato il panico nelle Borse europee In fumo 270 miliardi

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A far paura è lo spettro della recessione e l'impatto della difficile congiuntura economica sugli utili aziendali che ha spinto gli operatori ad abbandonare il comparto azionario. A fine giornata, dopo un tonfo del 6,79% a Tokyo nel mattino, i listini europei hanno mandato in fumo altri 270 miliardi di euro di capitalizzazione, Wall Street ha sfiorato perdite vicine ai tre punti percentuali e l'Argentina è stata travolta da una crisi finanziaria che rievoca lo spettro del default di sette anni fa. A rimarcare la gravità della situazione è intervenuto, tra gli altri, il governatore della Banca d'Inghilterra, Mervyn King, sottolineando che il Paese probabilmente già si trova in recessione. Per l'agenzia di valutazione Standard & Poor's anche Eurolandia si trova in tali condizioni, visto che tutti i segnali parlano di una contrazione economica dei Quindici che dal secondo trimestre si è trascinata anche nel terzo. L'euro è sceso fino a 1,2743 dollari, toccando nuovi minimi dall'aprile 2004, sulle attese che la Banca centrale europea taglierà i tassi per reagire alla frenata dell'economia. Sulla Borsa di Madrid (-8,16%) il contraccolpo è stato poi amplificato dalla crisi della Borsa argentina, dopo che il presidente Cristina Fernandez de Kirchner ha annunciato un progetto di legge per nazionalizzare il sistema dei fondi pensione privati innescando già lunedì un crollo della Borsa superiore al 10,99%. Il bollettino di guerra a fine giornata ha visto il Mibtel in calo del 3,57%. Unico segnale positivo è arrivato dai banchieri italiani. Che hanno escluso l'ipotesi del premier, Silvio Berlusconi, su possibili nuove ricapitalizzazioni all'orizzonte per alcuni istituti di credito.

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