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Nobel per l'economia a Paul Krugman

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Nato a Long Island, negli Usa, nel 1953, Krugman ottiene prima una laurea a Yale e poi un dottorato al Mit di Boston. Molto interessato anche alla vita politica, lavora per un anno (tra il 1982 e il 1983) nel Consiglio dei consulenti economici della Casa Bianca, sotto l'amministrazione Reagan, e viene accreditato come uno dei possibili segretari di Governo nel caso in cui John Kerry avesse vinto le elezioni del 2004. Al di fuori del mondo accademico, nel quale ha pubblicato oltre 20 libri e 200 lavori, è noto soprattutto per il suo ruolo di editorialista. Il suo «Economia Internazionale» è uno dei libri di testo più diffusi, anche nelle università italiane, grazie alla «nuova teoria del commercio», poi evolutasi nell'«Analisi dei modelli di commercio internazionali» in cui determina gli effetti del libero scambio e della globalizzazione e che gli è valsa il premio Nobel. Prima del Nyt, ha scritto anche per Fortune e l'Economist, ma è stato sul quotidiano newyorchese, in cui pubblica con cadenza bisettimanale, che ha allargato il campo d'azione, guadagnandosi anche non poche critiche per la sua posizione estremamente negativa nei confronti delle politiche messe in atto dal presidente George W.Bush. «La deriva americana» è la traduzione italiana di una raccolta di suoi articoli in cui muove critiche a quel «pericoloso gruppo di potere rivoluzionario» che, sostiene, sta rovinando gli Stati Uniti. Acceso sostenitore della sanità pubblica e detrattore dell'abolizione della tassa di successione, il neo premio Nobel, in anticipo di anni rispetto a quanto sarebbe successo con la crisi dei mutui, aveva più volte sottolineato, citando gli esempi dei fallimenti di WorldCom ed Enron, che un sistema di libero mercato non è in grado di funzionare correttamente senza gli adeguati controlli.

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