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Addio Ifi-Ifil. Adesso tocca a Exor

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Inoltre semplifica ulteriormente la percezione del gruppo da parte dei mercati, definendo un'unica realtà dove si concentra tutta l'attività di investimento che fa capo alla famiglia Agnelli». Il cambio di nome è un'ulteriore semplificazione nel processo che ha interessato in questi anni le società di investimento controllate dalla famiglia Agnelli e che ha il suo culmine nella fusione per incorporazione di Ifil in Ifi. Il nome Exor indica che proprio lo sviluppo internazionale sarà l'asse portante dell'attività di investimento che fa capo al gruppo. Tra le società controllate dalla famiglia Agnelli, infatti, Exor è quella che ha avuto più marcata vocazione internazionale. A partire dagli anni '70 (dapprima con il nome di Ifint, poi dal 1992 con la denominazione Exor), sotto la guida di Gianluigi Gabetti, ha realizzato circa 40 operazioni (tra acquisizioni, cessioni e fusioni), prevalentemente negli Usa, ma anche in Francia e in Estremo Oriente. Avviata con una dotazione di circa 100 milioni di dollari (oltre alle partecipazioni estere dell'Ifi) l'attività di investimento internazionale è proseguita per circa 30 anni (fino al 1999), garantendo un ritorno annuo medio di circa il 20%. Tra gli investimenti più significativi quelli in Club Med, Chateau Margaux, Distacom, Riverwood. A fianco di Gabetti e di Tiberto Brandolini d'Adda hanno lavorato in Exor Alberto Cribiore, Mario Garraffo, Alberto Vitale, Galeazzo Scarampi, Enrico Benaglio, Andrea Grisser, Claudio Elia, Andrea Botta e Peter Ruys. Ieri i cda hanno confermato il rapporto di concambio: un'azione Ifil ordinaria per 0,265 nuove azioni Ifi ordinarie, un'azione Ifil risparmio per 0,265 nuove azioni Ifi risparmio. Previsto che il primo Cda di Exor post-fusione nomini Carlo Sant'Albano, nuovo ad, mentre John Elkann sarà presidente.

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