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Fabio Pammolli Nicola Salerno I dati diffusi ieri ...

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Purtroppo il dato Istat non annuncia nessuna svolta, e non cambia, almeno per ora, lo scenario macroeconomico. Anzi, questi valori segnano un ulteriore peggioramento su entrambi i versanti. Andando a valutare con attenzione i dati forniti dall'Istat, si evince come gli incrementi siano soltanto nominali, mentre in termini reali ( al netto della dinamica dei prezzi), gli stessi dati segnano un arretramento rispettivamente pari a -3,0% e al -4,1% nel periodo gennaio-luglio 2008. Di positivo in termini reali rimane soltanto la variazione congiunturale degli ordinativi tra Luglio e Giugno 2008, un +2,1 per cento che, però, è troppo poco per poter controbilanciare tendenziali così marcatamente in riduzione. Ma v'è anche un'altra ragione per considerare con cautela i dati Istat. Guardando allo spaccato per raggruppamenti principali, si evince come il comparto petrolifero ed energetico si presenti «a doppio taglio». Nonostante l'energia registri la maggiore variazione tendenziale del fatturato, +25,7% nel periodo gennaio-luglio 2008, questo comparto ha allo stesso tempo registrato i più consistenti incrementi dei prezzi alla produzione (+19%) nello steso periodo. Quando il fatturato industria è trainato in queste proporzioni dal raggruppamento energetico, per giunta con prevalenza del fattore aumento dei prezzi unitari su quello aumento delle quantità consumate, la lettura non può essere positiva per un Paese, come l'Italia, importatore netto di prodotti petroliferi ed energia e, in aggiunta, ancora con deficit concorrenziale sui mercati dell'approvvigionamento e della distribuzione sia di prodotti petroliferi che di energia. È significativo, da questo punto di vista, che, Luglio su Giugno 2008 con destagionalizzazione, la variazione congiunturale degli ordinativi per il raggruppamento industriale dell'energia sia negativa per -0,5 per cento in termini nominali e per -2,1 per cento in termini reali. La domanda di energia da parte degli utilizzatori, siano essi consumatori finali o imprese che acquistano input, fa registrare una flessione congiunturale reale non trascurabile. In conclusione, i dati Istat su fatturato e ordinativi non cambiano, per ora, lo scenario macroeconomico. L'economia rimane in fase di rallentamento e inflazione, con prospettive di possibili aggravamenti. Bisognerà attendere per veri segnali di risveglio, con un occhio alle quotazioni del greggio, l'altro all'economia Usa, ma soprattutto impegnandosi da subito nelle riforme Paese che dipendono esclusivamente da noi: apertura a concorrenza dei mercati di beni e servizi, modernizzazione del mercato del lavoro, razionalizzazione e consolidamento della spesa pubblica come premessa per un alleggerimento fiscale che rilanci la domanda aggregata e i consumi. www.cermlab.it

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