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Contratti, riforma al rallentatore

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Al centro sempre il nodo dell'indice di inflazione cui ancorare i futuri rinnovi contrattuali. Gli industriali hanno messo sul tavolo una nuova proposta che prevede di calcolare i futuri aumenti contrattuali sulla base dell'indice Ipca (l'inflazione armonizzata europea) medio degli ultimi 3 anni depurato dalla sola voce energia e non più su tutta l'inflazione importata, che comprendeva anche i prezzi delle materie agricole, come all'inizio della trattativa. Una formulazione che sarà al centro del nuovo round in programma per il 12 settembre che avrà una valenza più decisamente politica rispetto all'incontro di ieri al quale non hanno partecipato nè il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, nè il leader della Cgil, Guglielmo Epifani nè il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. Ad eccezione della Uil secondo cui la riunione ha segnato «passi avanti che rendono concreta l'ipotesi di chiudere entro il 30 settembre», e di Confindustria stessa che ha parlato di «passettini di avvicinamento», la nuova proposta che Bombassei ha girato ai sindacati ha lasciato per ora fredda la Cgil e cauta la Cisl. In generale, infatti, le confederazioni preferirebbero inserire nel meccanismo un aspetto previsionale, optando per una formulazione che veda il calcolo dell'indice calibrato sulla media degli ultimi 2 anni e su 1 anno ex-ante. «È stato un incontro interlocutorio per fare il punto della trattativa e le ipotesi sono state varie», ha spiegato al termine il segretario confederale della Cgil, Susanna Camusso, che ha comunque ribadito come il sindacato non consideri la data del 30 settembre come una dead line per il negoziato. «Il 30 settembre è una data utile perché coincide con la Finanziaria ma un accordo ci sarà se ci sarà il merito non perché si è stabilito una data», ha aggiunto. D'altra parte, quello che la Cgil si aspetta dal governo in sede di manovra economica, oltre alla detassazione del secondo livello di contrattazione, è che proceda alla restituzione del fiscal drag. «Detassare non basta, se vuole essere serio l'esecutivo dica che restituiranno il drenaggio fiscale», come fece Ciampi non appena venne firmato l'accordo del '93.

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