Mediobanca, più poteri al cda
Vincent Bollorè, il finanziere francese che fa parte del Consiglio di Sorveglianza di Piazzetta Cuccia, non sembra, almeno all'apparenza, temere strappi affermando che si ritornerà «senza problemi al sistema precedente». Dopo aver confermato la sua fiducia ai manager Alberto Nagel e Renato Pagliaro e la sua «stima, al presidente del Consiglio di sorveglianza Cesare Geronzi», Bollorè ha sottolineato come vi sia piena concordanza all'interno della banca italiana con «decisioni prese all'unisono» dal suo Cda. Il finanziere ritiene opportuno l'abbandono del sistema duale che «in Francia funziona benissimo», spiegando che due fattori erano intervenuti a fargli cambiare opinione: la scomparsa del pericolo delle banche, dopo che Unicredit aveva ridotto la sua quota, e le regole imposte dalla Banca d'Italia che attribuiscono responsabilità a suo avviso eccessive al Consiglio di Sorveglianza senza possibilità di controllo sulla gestione. «Quello che vogliamo per Mediobanca è che resti indipendente ed efficace», ha detto Bollorè, definendola «la torre di controllo dell'economia italiana». Ma su quella torre siede il presidente del Consiglio di Sorveglianza, Cesare Geronzi, disposto a chiudere al più presto la partita sulla governance tanto da ascoltare le proposte dei cinque manager di Piazzetta Cuccia (Nagel, Pagliaro, Cereda, Di Carlo, Trotter) che scalpitano per non perdere potere. «Freddezza, distacco, trasparenza», sono il faro guida della carriera di Geronzi che in una recente intervista a Il Sole24ore ha fatto capire ai manager che spesso la bravura professionale può non essere sufficiente per conservare il timone. Come se non bastasse il banchiere romano aveva ricordato che il Consiglio di Sorveglianza aveva ridotto il suo ruolo e quello degli altri membri «a sindaci senza poteri». Insomma, non bisogna tirare troppo la corda e Geronzi prepara il terreno in Mediobanca per approdare sulla poltrona che conta in Generali. La prima scadenza ufficiale è fissata alla metà di settembre, quando il comitato di governance (composto da Cesare Geronzi, Marco Tronchetti Provera, Dieter Rampl, Tarak Ben Ammar ed Eugenio Pinto) dovrà presentare il progetto di riforma, che poi passerà al vaglio del Consiglio di Gestione convocato per il 17 settembre per l'analisi dei conti. La data del consiglio coincide anche con il tempo utile a convocare, 40 giorni prima, un'assemblea straordinaria in modo da far approvare ai soci anche la revisione della governance. Tutto liscio, dunque? Nemmeno per idea. Una frenata nella corsa al cambio delle regole societarie interne di Mediobanca era già arrivata nei giorni scorsi dall'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo. «Nella discussione intorno a questa vicenda - aveva tuonato il banchiere - cerchiamo di capire perchè ieri siamo andati in una direzione e oggi in un'altra». Il gioco della torre è appena cominciato.