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Tassi, Bce non medita rialzi

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Lo scorso 3 luglio il presidente della Bce, Jean Claude Trichet si è lasciato le mani libere sul futuro, usando la formula del «no bias» e cioè «nessun pregiudizio» su un'eventuale nuovo aumento dei tassi. Tuttavia i recenti cali del prezzo del petrolio, scesi intorno a quota 117 dollari e cioè di 30 dollari rispetto al livello record del mese scorso, fanno pensare che difficilmente la Bce possa rivedere al rialzo il costo del denaro. Tuttavia Trichet nella conferenza stampa che terrà dopo l'annuncio sui tassi non mancherà do lanciare di mantenere la guardia alta sull'inflazione, per prevenire effetti di secondo livello e una spirale salari-prezzi. L'inflazione in Europa a luglio è salita al 4,1%, più del doppio rispetto al tetto previsto dalla Bce e considerato in linea con la stabilità dei prezzi. Le stime sui movimenti del costo del denaro hanno avuto riflessi sulle quotazioni della valuta unica. Dopo un iniziale apprezzamento, l'euro è tornato sotto pressione, con un minimo molto vicino a 1,54 dollari (1,5409). L'euro si era leggermente apprezzato in mattinataa perché gli operatori avevano puntato sulla conferma da parte di Trichet, dell'atteggiamento intransigente seguito finora dall'istituto. I fatti hanno finito con il prevalere sulle parole, cioè su quanto potrà dire lo stesso Trichet. Il forte calo degli ordinativi alle fabbriche tedeschi a giugno, giunto del tutto inaspettato, ha ricondotto infatti gli operatori alla drammatica realtà di un'Europa che probabilmente finirà, se non in recessione, quanto meno in crescita negativa. Martedì scorso ai al riguardo è stato anticipato il dato sul prodotto nazionale lordo tedesco nel secondo trimestre, che dovrebbe chiudere con un -1%, con questo preludendo ad un drastico peggioramento della congiuntura dell'intera Eurozona.

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