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«Alitalia la più colpita dal caro greggio»

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Perchè l'Alitalia risente di più del caro greggio? «La flotta dell'Alitalia è stata concepita in un periodo in cui il prezzo del petrolio non era così alto. Sono aerei che consumano molto. Però la situazione è grave per tutti e c'è un forte allarme nel settore anche se al momento le impennate rialziste del petrolio sembra si siano fermate». Bisignani ha lanciato l'allarme sul calo del traffico aereo. Per le compagnie ci sarebbero perdite per oltre sei miliardi di dollari. «Questo in Italia non siamo in grado di valutarlo al momento. Lo vedremo a fine anno. A Fiumicino il traffico è cresciuto per effetto dello spostamento di alcuni voli intercontinentali da Malpensa. Siamo ad oltre 130 mila passeggeri al giorno mentre l'anno scorso la punta massima è stata di centomila. In questo momento gli aerei sono strapieni. Bisognerà vedere quello che succede a settembre. Gli operatori inglesi stanno già pensando a ridurre l'offerta di voli per compesare la diminuzione della domanda. È interessante l'idea di un rapporto tra Airone e Alitalia sul mercato nazionale perchè vorrebbe dire ridurre il numero degli aerei». Ma non ci sarebbero disagi per chi viaggia? «Non credo. Ma questa è solo una delle misure per far fronte alla riduzione dei passeggeri. D'altronde a causa dell'aumento dei prezzi la gente viaggia meno. Per risparmiare sul carburante si stanno valutando altre misure oltre alla riduzione delle rotte». Quali? «Si pensa all'innalzamento della quota, alla semplificazione delle rotte, alla diminuzione del peso con misure per scoraggiare bagagli troppo pensanti». Non ci sono troppi scali che costano troppo allo Stato? «Molti scali non sono in grado di mantenersi e vengono sovvenzionati dagli enti locali. Alle comunità locali bisogna spiegare che gli aeroporti hanno bisogno di almeno un milione e mezzo di passeggeri per reggersi. Bisognerebbe impedire agli enti locali di dare contributi. Dopo che una società è passiva per due-tre anni dovrebbe chiudere. Bisognerebbe favorire ingresso di veri soci industriali. 15-18 scali nazionali sono sufficienti».

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