Filippo Caleri [email protected] Il capitalismo trema ...
L'indice DjStoxx dei 600 titoli maggiori quotati sui listini del Vecchio continente ha accusato un ribasso del 2,73%, pari a 178 miliardi di euro di capitalizzazione bruciati. Il motivo è sempre lo stesso. Gli operatori non danno assolutamente per scontato che la crisi partita dagli Usa con i mutui «subprime» sia finita. E il loro nervosismo esplode quando l'economia mondiale fornisce continui segnali di recessione, con il petrolio che punta dritto verso i 150 dollari al barile. Il greggio a livelli inimmaginabili solo qualche anno fa e il timore che le tensioni geopolitiche sull'Iran possano sfociare in un conflitto hanno affossano i titoli del settore auto e delle compagnie aree, ma la debolezza è generalizzata. E all'orizzonte si prospetta sempre più netto lo spettro della recessione. Così ieri nelle ultime battute delle contrattazioni si è abbattuta una pioggia di vendite. E sul campo è rimasta una bella fetta di ricchezza: Parigi e Madrid hanno perso il 3,09 e il 3,03%, ma per tutti i listini del Vecchio Continente è stata una giornata di passione, con cali medi di circa due punti e mezzo. Anche Milano ha chiuso male la settimana. Il Mibtel ha chiuso a -2,48%, l'S&P Mib a -2,68% e l'All Star a -1,67. Una dèbacle. E se Tokyo nella mattinata era uscita indenne della perdite dgli Stati Uniti dopo la chiusura dei mercati europei sono arrivati altri segnali di pessimismo. Il problemi maggiori sono per Fannie Mae e Freddie Mac, le due agenzie a garanzia pubblica specializzate nei prestiti ipotecari che rischiano la bancarotta per le perdite dovute al tracollo dei mutui subprime. Il governo statunitense sta tentando il salvataggio, ma i titoli hanno continuato il tracollo in Borsa, trascinando al ribasso tutta Wall Street. Sulla scia delle notizie negative si è rafforzato anche l'euro che si è portato a ridosso di quota 1,60 contro il dollaro. Ora si incrociano le dita per la riapertura di lunedì.