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Robin Tax, duello Tremonti-Draghi

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Per Giulio Tremonti, ministro dell'Economia, l'idea di Palazzo Koch è una «vecchia dottrina» per la quale l'unica alternativa al prelievo su extra-profitti sarebbe quella di «tassare gli operai, gli unici che non possono traslare i costi su altri». Le scintille si sono viste ieri sul palco dell'assemblea dell'Abi, l'associazione delle banche italiane.Il governatore usa toni meno tranchant di quelli utilizzati solo una settimana fa in Parlamento. Ma non cambiano i timori espressi. La nuova tassa peserà sulle banche. Il nuovo prelievo aumenterà di 10 punti il costo della raccolta delle banche. «È difficile prevedere - aggiunge - come quest'onere si ripartirà: in relazione all'evoluzione delle condizioni di mercato, esso potrà ricadere sulle condizioni offerte a depositanti e prenditori di credito, sui profitti distribuiti o sulle risorse accantonate al patrimonio». In pratica, non sfuma il timore che il maggior costo possa essere «traslato» sui clienti o sugli azionisti, piuttosto che assorbito dagli istituti. Ma è soprattutto Tremonti a difendere la sua creatura: «è una vecchia dottrina» - dice - quella che critica le tasse sugli extraprofitti delle imprese perché teme che vengano trasferiti sui clienti. «In questo senso l'imposta ottima è quella applicata sugli operai - dice il ministro - Loro non possono traslarla e, siccome negli anni passati di traslazione non si è parlato, significa che l'incidenza delle tasse è stata da quella parte», cioè sugli operai. La crisi dei mercati è l'altro argomento principe. Draghi spiega che non bisogna ripetere gli errori degli anni '70, dopo lo choc petrolifero, quando si aumentò la liquidità. Le banche centrali, ora, stanno aumentano i tassi, per limitare gli impatti inflattivi, anche se ci sono ancora «segnali di allarme» sul fronte dei prezzi. Anche perché spiega Draghi l'inflazione in un solo anno ha ridotto di tre punti il reddito disponibile delle famiglie ed entro l'anno i consumi potrebbero segnare una contrazione di due punti.

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