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Il caro petrolio mette a rischio il piano B di AirOne

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Ma la scelta si sta rilevando, secondo quanto risulta a Il Tempo, ancora lontana dagli obiettivi. Il primo volo partito per Chicago ha raccolto solo una settantina di passeggeri sui 230 posti a sedere. E così è stato anche per quello successivi. La crisi economica ha sicuramente influito sul fattore di carico degli aerei ma a questo si sono aggiunti anche una serie di paletti. La trasvolata oceanica, in attesa dei nuovi A330, è infatti effettuata con bimotori. E le regole internazionali di volo chiedono ai vettori in questi casi un piano di volo che li tenga sempre a 60 minuti da uno scalo. Risultato. Per ottemperare a questa regola, chiamata protocollo Etops, AirOne deve seguire rotte più lunghe e dunque più costose. Un elemento negativo che non porta certo buoni riflessi sui conti di Toto già particolarmente esposto nei confronti del sistema bancario, e in particolar modo proprio della Intesa-SanPaolo incaricata di trovare una via d'uscita alla crisi della ex compagnia di bandiera. Che probabilmente si concretizzerà in un ridimensionamento delle tratte non remunerative. E in un contestuale rincaro dei collegamenti economicamente validi. Una strategia plausibile se si considera che Alitalia-AirOne, in caso di fusione, sarebbe praticamente quasi monopolista sulle tratte nazionali. Antitrust italiano ed europeo permettendo.

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