Unicredit fa rotta verso l'Est Europa contro la crisi
Un cambio che ha come contraltare la riduzione del peso della banca di investimento e l'esclusione di nuove acquisizioni. Le linee strategiche del piano triennale illustrate ieri a Vienna dall'ad Alessandro Profumo non hanno però convinto il mercato. Che ha reagito portando l'azione a Piazza Affari a perdere fino al 4%. Una debacle che non frena le ambizioni della banca di Piazza Cordusio di centrare gli obiettivi del piano, anche cambiando la strategia, che vedono una crescita del 7% medio annuo dei ricavi e del 10-12% degli utili per azione Eps. Obiettivi «ambiziosi» nell'attuale contesto macroeconomico, ha puntualizzato Profumo ma l'istituto riuscirà ad essere competitivo grazie alla sua presenza in 23 differenti paesi e alla rete di 10mila filiali con 40 milioni di clienti che si arricchirà di altre 1300 filiali nei paesi dell'Est. Paesi in cui si prevede che i ricavi di gruppo crescano del 19,3% l'anno contro il 3% dell'Europa Occidentale. In Italia comunque tengono e non mostrano segnali di deterioramento il credito al consumo e i mutui, i settori più ambiti e nei quali sta puntando fortemente anche Mediobanca per far fronte al mutato clima dei mercati e del contesto economico. La mossa di puntare sulla banca commerciale è quindi in linea con quel «ritorno alle origini» che sta vivendo il sistema bancario internazionale mettendo da parte gli eccessi della finanza allegra che ha portato alla crisi subprime e che favorisce ora i gruppi con una vasta base di clientela. Nessuna acquisizione in vista quindi (no al consueto dossier Societè Generale o a quello Postbank) ma l'obiettivo è di strappare quote di mercato alle piccole banche che si trovano in difficoltà nel trovare risorse per finanziarie le proprie attività e «estrarre valore» dal gruppo con una forte attenzione ai costi. Azioni che prevedono, fra l'altro, il completamento del riassetto di Capitalia e riduzioni di personale pari a 9000 lavoratori in Europa Occidentale.