Il 26 e 27 giugno si riunisce a Palermo il Comitato ...
Qual è lo stato di salute della cooperazione bancaria? «Dal punto di vista operativo è ottimo, sia in Italia che nei principali Paesi europei. Tutte le grandezze economiche sono in crescita, anno dopo anno. Non va, peraltro, dimenticato che in alcune economie europee operano banche di assoluta eccellenza, accanto a realtà aziendali di più ridotte dimensioni». Eppure a livello di «policy» il modello cooperativo non riscuote generale consenso, come mai? «Questa è una realtà che trova in parte motivazioni legate al loro insediamento e radicamento nel territorio, ma soprattutto alla scarsa considerazione che viene data alla forma d'impresa che non sia capitalistica. È dunque urgente che tutto il movimento cooperativo si mobiliti in un vasto slancio per far conoscere le sue specificità, nonché l'originalità e l'attualità, anche prospettica, del suo modello». Quali sono i temi all'ordine del giorno del Summit di Palermo? «Essenzialmente tre. Le iniziative della Commissione UE in materia di servizi finanziari; quelle sui controlli prudenziali e il ruolo delle banche cooperative; le iniziative adottate nei diversi Paesi, in tema di Educazione Finanziaria». Può entrare più nel dettaglio? «Qualche parola merita il tema dei Servizi Finanziari. Sono certo che dal vertice di Palermo non mancherà un plauso alla proposta di Risoluzione sull'inchiesta delle Banche Retail, presentata di recente dall'On. Gianni Pittella e approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento Europeo. Cioè? Due sono i passaggi più rilevanti che hanno avuto il via libera a Bruxelles. Anzitutto il riconoscimento che le cooperative bancarie offrono un contributo sostanziale al finanziamento dell'economia a livello locale e allo sviluppo del potenziale endogeno dalle regioni e facilitano a tutti i consumatori l'accesso ai servizi finanziari. In secondo luogo, il riconoscimento che la struttura pluralistica del mercato bancario europeo, che permette agli istituti finanziari di assumere varie forme giuridiche, in funzione dei loro rispettivi obiettivi commerciali, rappresenta una grande risorsa per l'economia europea: risorse che va vieppiù valorizzata. Quali i riflessi di questa decisione europea per le banche popolari italiane? «Il pieno riconoscimento del nostro modello di credito popolare è un messaggio quanto mai opportuno, tenuto conto che esso opera con regole riconosciute anche a livello internazionale e con un'efficienza affatto inferiore a quelle delle banche commerciali». A che cosa si riferisce? «La partecipazione dei soci alle Assemblee - da più parti superficialmente considerata scarsa - ha presentato anche quest'anno valori che mediamente superano abbondantemente il 20% del corpo sociale e parliamo, in valore assoluto, di centinaia di migliaia di persone.Dal lato dei prezzi, ricordo che quelli praticati ai milioni di clienti e soci riferiti, a famiglie e Pmi, si collocano, negli ultimi cinque anni, al di sotto di un quarto di punto rispetto alla media del sistema e in linea con i valori europei. Infine, nonostante la delicata fase congiunturale che il Paese attraversa, il credito popolare continua ad evidenziare una dinamica sostenuta, in controtendenza al resto del sistema». Leon. Ven.