Intesa accelera sulla Pmi
Eppure queste imprese, sono le stesse che non considerano sempre «idilliaci» i rapporti con il sistema creditizio. Insomma, un'idea dell'istituto di credito quanto di più lontana dall'essere banca del territorio. Ma nel muro di diffidenza che c'è sempre stato tra banca e impresa, ad aprire delle crepe è oggi l'azione di grandi gruppi nati negli ultimi anni che si pongono in maniera diversa nei confronti del «fare impresa». «Oggi non si tratta più e solo di gestire al meglio la relazione con i clienti - spiega Gaetano Micciché, capo della Divisione Corporate e Investment Banking di Intesa San Paolo - ma anche di condividere l'impegno a costruire il futuro del nostro Paese. Questo significa che lo spirito d'iniziativa di un imprenditore deve essere prima di tutto compreso da noi e poi sostenuto e realmente aiutato». Una banca, dunque, che diventi la piattaforma ideale per far nascere un'impresa. Che ciò avvenga proprio anche per opera di un istituto di credito come Intesa San Paolo che nella divisione Corporate è passata dal 2002 ad oggi a contare da 200 aziende clienti a 2500 gruppi per un totale di 13.500 aziende, fa ancora più effetto perché nel sentire comune degli imprenditori da un gruppo di così grandi dimensioni spesso non ci si aspetta servizi che non siano strettamente finanziari. «Se ragionassimo in questo modo - conferma Gino Alfieri, capo area centro sud Corporate di Intesa San Paolo - non saremmo arrivati ad essere il grande gruppo che siamo. Perché l'imprenditore, grande, medio o piccolo che sia, chiede prima di tutto di essere ascoltato. Poi è chiaro, deve avere un progetto spendibile con solide basi economiche-finanziarie, ma siamo chiamati anche a discutere con lui ed eventualmente, è già successo in passato, a dissuaderlo». Questa nuova azione delle banche si va ad inserire nel tessuto economico italiano fatto sì di piccole e medie imprese ma anche di grandi aziende che sono sottocapitalizzate e con una scarsa cultura del fare sistema. L'approccio innovativo dei grandi gruppi bancari è dunque un'opportunità che le imprese italiane devono sfruttare, pur nel rispetto delle loro tipicità anche culturali, per una crescita che guardi ai mercati internazionali. «Non a caso - fa notare Giuseppe Castagna, direttore relazione corporate Intesa San Paolo - anche se la soglia di ingresso per l'area corporate è di 150 milioni di euro vi rientrano molte altre imprese più piccole ma nelle quali o siamo nel capitale, o sono quotate o hanno obiettivi di internazionalizzazione o di crescita dimensionale».