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Filippo Caleri [email protected] Venerdì da dimenticare ...

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L'indice Dj stoxx 600, che misura le maggiori società del Vecchio Continente, ha chiuso registrando una flessione del 2%. Ed è stato crollo anche a Milano dove il listino Mibtel ha lasciato sul terreno il 2,16% del suo valore mentre lo S&P/mib andato ancora più giù (-2,42%). A far scivolare verso il basso gli indicatori sono stati i segnali economici giunti da Oltreoceano. In primo luogo dal mercato del lavoro Usa, con un tasso di disoccupazione balzato a maggio del 5,5%, insieme alla nuova fiammata del prezzo del greggio oltre i 134 dollari al barile. Un uno-due che ha fiaccato Wall Street e portato i suoi effetti nefasti anche sull'Europa. Intanto sui mercati del Vecchio Continente è arrivato l'effetto Trichet (che ieri ha fatto balenare l'idea di un rincaro del costo del denaro) con un forte riposizionamento dei mercati monetari in vista di un rialzo dei tassi di interesse della Bce già a luglio. Così il tasso Euribor a tre mesi, ossia quello che le banche applicano fra loro per i depositi a scadenza trimestrale, e che rappresenta il benchmark per i prestiti commerciali, è volato al 4,97% dal 4,866% di giovedì scorso, raggiungendo i massimi dal dicembre del 2000. I rincari delle rate dei mutui dovrebbe scattare anche prima del taglio ed essere consistente anche nella rata di fine giugno. E il rischio che molti non riescano a pagare i debiti è concreto. Così anche gli operatori finanziari si cominciano a muovere. Ieri dopo gli Usa e l'Australia, la Macquarie, big australiano dei mutui, ha chiuso i rubinetti del credito ipotecario anche nella Penisola, finora ritenuta una roccaforte del risparmio «sicuro». Tutta colpa delle difficili condizioni di finanziamento e del mercato creditizio a livello globale. Ma la banca di Sydney ha deciso ieri la «cessazione dell'attività di erogazione di nuovi mutui» dopo le ultime stime di Bankitalia, che parlano di una aumentata difficoltà degli italiani a pagare il mutuo.

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