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Prestito Alitalia, l'Ue non fa sconti

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Bruxelles, con il tono della diplomazia, ha spiegato attraverso il portavoce Johannes Laitenberger che «non è abitudine di questa commissione commentare non importa quale dichiarazione originata nel contesto del dibattito politico nazionale». «Ieri (giovedì ndr) - ha ribadito abbiamo chiarito la situazione e oggi (ieri ndr) non abbiamo nuove informazioni: l'azione della Commissione è chiara». Insomma il dossier resta aperto e il rischio che dall'Europa arrivi un no al prestito, considerato un illegittimo aiuto di stato, resta sul tavolo. Anche se per ora non è materialmente giunto alcun ricorso da parte delle compagnie aeree rivali, gli uffici del commissario Ue ai Trasporti Jacques Barrot, hanno chiesto all'Italia altre informazioni oltre a quelle che sono state fornite nel corso di un incontro tecnico mercoledì pomeriggio. In una lettera, dai toni «piuttosto duri», Barrot ha chiesto al governo di notificare la misura, di sospendere il prestito fino a quando non sarà conclusa l'analisi e mette in guardia contro il rischio che, nel caso i soldi fossero versati, si apra una procedura d'infrazione per chiederne il rimborso, arrivando fin davanti alla Corte di Giustizia europea. «In questo caso stiamo mostrando chiaramente la nostra intenzione di agire anche senza aver ricevuto dei ricorsi», ha osservato Michele Cercone, il portavoce di Barrot, nell'annunciare che per ora alle parole della compagnia low cost irlandese Ryanair, che chiede di «smettere di ignorare questo scandalo degli aiuti illegali", non sono seguiti i fatti. Anche la svedese Sas e la britannica British Airways hanno manifestato la loro ferma intenzione di vigilare attentamente sull'applicazione delle norme europee sulla concorrenza. E di aiuti di Stato «a tutti gli effetti» ha parlato Antonio Di Pietro, ministro uscente delle Infrastrutture, secondo cui il leader del Pdl Silvio Berlusconi avrebbe chiesto i 300 milioni per «avere il tempo per costruire una cordata». Nel frattempo la compagnia aerea tedesca Lufthansa ha smentito di aver avuto colloqui con il futuro governo italiano o col management di Alitalia. «La nostra valutazione su Alitalia non è cambiata» e «gli sviluppi delle ultime settimane hanno confermato il nostro giudizio», ha spiegato il direttore finanziario Stephan Gemkow. Intanto i manager di Alitalia non possono attendere con le mani in mano. La responsabilità di guidare la compagnia basandosi solo sulle opzioni sul tavolo del cda (quindi, al momento, nessun candidato alla privatizzazione) impone «di procedere alle azioni di efficientamento programmate». Dopo le prime mosse di ristrutturazione (da Malpensa agli aerei messi a terra, 37 nel 2008 come voleva Air France) i manager stanno stringendo sul piano esuberi.

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