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Parmalat, l'assemblea conferma Bondi

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La conferma di Bondi è arrivata con consenso plebiscitario (27,2% del capitale contro lo 0,014% contrario e lo 0,58% astenuto): dopo le incertezze della vigilia il manager aretino ha dunque riscosso l'appoggio incondizionato di fondi e grossi soci, incluse Intesa Sanpaolo (2,4%) e Jp Morgan (2,99%), entrambe oggetto di azioni legali da parte di Bondi ed entrambe ora schieratesi al suo fianco. «Dietro il miracolo della Parmalat c'è un santo - ha scherzato in assemblea il presidente della Parmalat, Raffaele Picella, indicando Bondi alla sua destra - e noi l'abbiamo qui». Un santo malpagato, ha aggiunto riferendosi ai 390 mila euro annui di stipendio che fanno di Bondi uno dei manager meno pagati di Piazza Affari («ma è un santo e non protesta»). Bondi, a margine dell'assemblea, ha poi spazzato via le voci di un suo possibile approdo all'Alitalia, dove erano in molti a sognare una ripetizione del «miracolo Parmalat» con il commissario che aveva salvato in quella veste l'impero di Collecchio: «non è affar mio», ha tagliato corto. L'affare di Bondi è infatti quello di «riportare la Parmalat agli onori del mondo». «Il momento del tournaround è finito - ha detto - ora è il momento della svolta: non più stabilizzazione ma espansione».

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