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Italia al palo: maglia nera in Europa

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La recessione mondiale spaventa l'economia. Ora la Bce potrebbe tagliare i tassi

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I dati del Rapporto economico globale del Fondo monetario internazionale non lasciano spazio a dubbi: la crescita del Pil del Belpaese non andrà oltre lo 0,3% nel 2008 e nel 2009, contro lo 0,6% fissato nelle ultime stime ufficiali del governo. A leggere in dato in modo più malizioso si potrebbe affermare che Palazzo Chgi aveva «raddoppiato» le stime di crescita. Ma la realtà, purtroppo, è assai diversa e gli italiani lo hanno capito da tempo. Così il Fmi ha ricalcolato le tabelle e provveduto a tagliare rispettivamente dello 0,5% e dello 0,7% le stesse previsioni «benevole» che l'istituto di Washington aveva dato aklle stampe a gennaio. In sintesi, il nostro Paese è la maglia nera in Europa, dove la media di Eurolandia è prevista attestarsi all'1,4% quest'anno e all'1,2% il prossimo. Ma c'è una buona notizia, soprattutto per coloro che hanno acesso un mutuo. Secondo l'Fmi, il prevedibile raffreddamento dell'inflazione legato al rallentamento economico puo aprire alla Bce lo spazio per un taglio dei tassi. Peccato che meglio dell'Italia faranno tutte le grandi economie del Vecchio Continente: la Germania, che può sperare in un aumento del prodotto pari all'1,4% nel 2008 e all'1% nel 2009; la Francia, che il Fondo stima in crescita rispettivamente dell'1,4% e dell'1,2% nei due anni; la Spagna, che dovrebbe spuntare un +1,8% quest'anno e un +1,7% il prossimo. Senza dimenticare che fuori dell'area dell'euro correrà di più la Gran Bretagna destinata a crescere dell'1,6% in entrambi gli anni di riferimento. Ma i problemi non ci saranno solo in Europa. La crescita mondiale rallenta infatti a causa della crisi dei mutui subprime. Nel 2008 il pil del mondo salirà solo del 3,7%, cioè lo 0,5% in meno rispetto alle previsioni di gennaio. Per l'Fmi «ci sono il 25% di possibilità che la crescita mondiale scenda al 3% o sotto nel 2008 e nel 2009, e questo equivale a una recessione globale». I rischi maggiori vengono dai mercati, dove perdite stanno ancora venendo alla luce.

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