Fmi e Ocse: «Un'emergenza che coinvolgerà tutti»
Le due organizzazioni hanno annunciato che a breve illustreranno le proprie previsioni di crescita, ma già ora si può dire che il rallentamento delle economi è evidente. Per il direttore del Fmi, Dominique Strauss-Kahn «crisi congiuntarali come quella che stiamo vivendo durano a lungo e hanno gravi conseguenze. Dopo gli Stati Uniti e i paesi sviluppati colpirà anche i paesi emergenti». Strauss-Kahn però non vede solo ombre. Il direttore del Fondo conta sull'appoggio del sistema bancario nell'affrontare la crisi globale: «Non vi è motivo - ha spiegato Strauss-Kahn - di temere che le banche centrali, che finora hanno gestito bene la questione della liquidità, non siano capaci di farlo anche in futuro». A spargere acqua sul fuoco e a tranquillizzare gli europei ci ha pensato anche il responsabile per l'Europa del Fondo, Michael Deppler, secondo il quale il rischio recessione è al momento ancora lontano dalle coste europee. Le due organizzazioni internazionali fanno appello ai Governi per arginare una crisi galoppante. Il rischio che si sta correndo è «sistemico», ha evidenziato il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria, che ha aggiunto: «Senza riforme strutturali sarà difficile uscirne». Gurria ha indicato anche alcune vie da percorrere: «Servono iniezioni di liquidità per sostenere le banche e riforme fiscali per far ripartire l'economia». Al termine del summit parigino, gli esperti di Fmi e Ocse hanno illustrato nel dettaglio alcune riforme che i governi europei dovrebbero al più presto realizzare. Innanzitutto ad essere deficitario è il mercato del lavoro: il numero delle ore lavorative annuali è inferiore in Europa di circa il 15 per cento rispetto alle principali economie dell'Ocse e, nonostante i recenti progressi, il tasso di occupazione rimane di circa quattro punti percentuali al di sotto dell'obiettivo di Lisbona del 70 per cento, mentre il tasso di disoccupazione non scende sotto il 7 per cento. La bocciatura è pesante: «I lavoratori europei - ha detto Gurria - lavorano meno ore la settimana, meno settimane l'anno e vanno in pensione molto prima rispetto ai colleghi americani». Ma secondo il segretario dell'Ocse a dover migliorare sensibilmente è anche il sistema scolastico che continua a perdere colpi nonostante alcune eccelse prestazioni isolate come quella finlandese. Insomma, è il momento delle riforme strutturali. Proprio ora che la crisi è sotto gli occhi di tutti, quando è più semplice individuare i punti di sofferenza. Quelle riforme che per il direttore del l'Fmi «promuovono la crescita senza rischi inflazionistici, come le riforme fiscali destinate a promuovere l'occupazione e quelle che aprono i servizi alla concorrenza».