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Alitalia, sì condizionato dei francesi

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«Con l'ingresso di Alitalia nel gruppo Air France-KLM quest'ultimo - si legge nella nota ufficiale - vuole rafforzare la propria posizione di leader europeo consentendo in questo modo alla compagnia italiana di riconquistare il suo ruolo di leader nazionale». Tutto qui. Forse. Non bastano certo sei righe, seppur in tre lingue (italiano, francese e inglese), a districare la matassa Alitalia. Ci sono almeno tre nodi da sciogliere. Il primo riguarda la composizione dell'offerta francese. Sarà senza dubbio un'Ops (Offerta Pubblica di Scambio) e probabilmente conterrà una moratoria su Malpensa. Una condizione indispensabile per arrivare al via libera definitivo del nuovo governo che attraverso il Tesoro dovrà conferire le azioni in suo possesso. AirFrance-Klm procederà alla ricapitalizzazione di 750 milioni di euro, investirà 3 miliardi nei prossimi anni e farà i conti con il caro-greggio. Un report confidenziale di una prestigiosa casa d'affari segnala che la flotta Alitalia è vecchia e consuma troppo carburante. Un costo aggiuntivo da tener presente con il petrolio a questi livelli, ma le sinergie tra i 311 e i 379 milioni di euro sono comunque elevate. Il secondo nodo riguarda il ricorso di Airone. Oggi il Consiglio di Stato si pronuncerà sulla legittimità della trattativa in esclusiva con Air France. Se i francesi incasseranno il nulla osta, si arriverà al terzo e ultimo scoglio: i sindacati. Facile immaginare che i tagli sul personale rappresentino uno strumento di pressione per favorire la nascita di una cordata italiana che, salvando Alitalia, garantisca la funzionalità di Malpensa. «Noi abbiamo fatto il possibile per far conoscere il piano di Air One su Alitalia, di più non possiamo fare», ha tagliato corto l'Ad di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera.

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