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La campagna elettorale dimentica i problemi dei pensionati

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Eppure, si tratta di parole evocative di un problema la cui risoluzione è prioritaria per la vita stessa del nostro Paese e per lo sviluppo stabile della sua economia: quello di un trattamento pensionistico conforme a quanto stabilito dalla Costituzione e tante volte ribadito dalla Corte Costituzionale (da ultimo, nella sentenza 30/2004 in cui la Consulta invitava il parlamento a provvedere per attuare «il perdurante, necessario rispetto dei principi di sufficienza e adeguatezza delle pensioni), per assicurare a tutti i cittadini ed alle loro famiglie «una esistenza libera e dignitosa». La verità è che, da una «limatura» all'altra, da una Finanziaria all'altra, la condizione dei pensionati è andata sempre più degradando a partire dal primo governo Amato che cominciò questa triste escalation nella Finanziaria «lacrime e sangue» da 92 mila miliardi di lire. Ma, ormai, il problema è scoppiato e nessuno può non accorgersene. La maggior parte dei 20 milioni di pensionati, di fronte ad una inflazione reale che sale da anni e dopo il «salasso» del passaggio della lira all'euro (circa il 50% di perdita secca, come ha dovuto riconoscere lo stesso governo uscente allorché ha rifinanziato i contributi all'agricoltura con un decreto legislativo nel quale i miliardi di lire sono diventati milioni ed i milioni migliaia di euro, come se il tasso del cambio fosse a 1000 e non a 1937), non arriva materialmente più alla fine del mese, nonostante i sacrifici, le rinunce, gli aggiustamenti alimentari con la scelta di prodotti non costosi, le mense Caritas, etc. Nelle passate elezioni feci inserire nel programma della C.d.L. un intero capitolo dedicato alla «società solidale», e in particolare al problema della salvaguardia delle pensioni dalla «vera» inflazione che le corrode da anni. Ora, come ho detto, non se ne parla più, nè da parte di Berlusconi, nè da parte di nessun altro, inclusi Veltroni e Bertinotti. Forse perché il problema è stato, nel frattempo, risolto? No, semplicemente rimosso. La verità è che c'è una complice «congiura del silenzio» per evitare di parlarne, una sorta di patto non scritto per non affrontare questo problema scottante. Invito, perciò, il centro cattolico - che non può disinteressarsi di un problema che prima ancora che giuridico, è morale ed impegna i valori fondamentali condivisi dai cristiani impegnati in politica - a fare propria la tematica delle pensioni per oggi e per domani, così come era una volta. Filippo de Jorio

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