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I motori che arrivano dalla Polonia hanno qualche problema ...

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Scherzi della globalizzazione, insomma. Sufficienti però, insieme alla notizia di un possibile addio dalla plancia di comando dell'ad del risanamento, Sergio Marchionne, a buttare giù il titolo in Borsa tornato sui minimi di metà dicembre 2006, con l'azione che tornata a scivolare sotto la soglia dei 14 euro, perdendo il 5,06% a 13,88 euro. Da capogiro i volumi: sono passate di mano circa 48,2 milioni di azioni, il 4,2% del capitale. Il timore che l'ad Marchionne possa lasciare in futuro la casa torinese pesa come un macigno sul colosso torinese. Le maggiori preoccupazioni sembra darle al mercato «questa nomina del numero uno a vicepresidente non esecutivo della banca svizzera Ubs, di cui era già consigliere», spiega un operatore. Tra gli altri motivi che hanno spinto il mercato a vendere Fiat per il terzo giorno consecutivo si aggiunge poi l'interruzione della produzione del motore diesel multijet 1.3, prodotto in Polonia, che sta avendo pesanti ripercussioni anche negli altri stabilimenti italiani. I problemi derivanti dalla produzione di questo motore, potrebbe penalizzare le immatricolazioni del gruppo Fiat a febbraio. I lavoratori rimarranno a casa anche oggi e, se la produzione non potrà essere recuperata, l'azienda chiederà la cassa integrazione. Sono interessate le linee che montano la Punto, Grande Punto, l'Idea, la Musa e la Ypsilon. Gli operai messi in libertà sono 4.500 a Mirafiori, 4 mila a Melfi e 1.500 a Termini Imerese. Il motore, che è prodotto nello stabilimento di Bielsko Biala, ha presentato, come ha precisato in una nota ieri la stessa Fiat, «casi di anomalia che riguardano un componente».

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