Rossi fa pace con il fisco. E firma un assegno da 20 milioni

È quella, infatti, la data dell'incontro decisivo - all'Agenzia delle Entrate a Pesaro - per risolvere i problemi insorti l'estate scorsa tra il campione di motociclismo e il fisco italiano, che gli addebita di non aver fatto il proprio dovere di contribuente per circa 60 milioni di euro nel periodo 2000-2004. Certo, si annuncia una schiarita dal costo notevole, perché si tratterebbe pur sempre di corrispondere una somma ingente (si parla di 20 milioni di euro), tuttavia assai minore rispetto al conto da 112 milioni presentato dal fisco, ma che lascerebbe il pilota con la mente libera da preoccupazioni di natura fiscale e in grado di tornare a concentrarsi pienamente sulla sua carriera sportiva. Proprio questa sembra - stando almeno al padre Graziano e al prof. Victor Uckmar, suo consulente - la sua intenzione più urgente, a tal punto da spingerlo ad aderire alla procedura di conciliazione, evitando il contenzioso davanti alle commissioni tributarie, che potrebbe sì sancire l'eventuale illegittimità dell'accertamento, ma al prezzo di uno stress psicologico per tutto il tempo del processo fiscale, con conseguente compromissione degli ultimi anni di carriera. I guai per il campione sono cominciati lo scorso 3 agosto, quando l'Agenzia delle Entrate di Pesaro spedisce a Valentino un avviso di accertamento fiscale. Il fisco accusa Rossi di avere evaso, tra il 2000 e il 2004, Irpef, Iva e Irap. Gli addebita di non risiedere per la più parte dell'anno in Inghilterra, dove il campione ha assunto la residenza; gli contesta il possesso a Tavullia, il paesino del Pesarese dove risiede la famiglia, di una villa «segreta», varie auto di lusso e, nel porto di Pesaro, di uno yacht.