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La crisi non piega Bce. Tassi fermi

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Trichet non tocca il costo del denaro che resta al 4%. Ma la recessione fa paura

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Più della probabile crisi importata dagli Stati Uniti ha pesato nella scelta, dunque, il timore della fiammata dei prezzi. Una posizione assolutamente opposta a quella messa in atto dall'americana Fed e della Banca Centrale Inglese, che proprio ieri ha tagliato i tassi di 25 punti base al 5,25%. Eppure anche per Trichet sembra essere arrivato il momento di cambiare atteggiamento nella politica monetaria. Sì, l'inflazione resta il nemico da battere e la Bce su quel versante è sempre allerta e pronta a intervenire. Ma sono più alti del passato i timori per la crescita. Un'affermazione che lascia aperta la porta a una virata verso una politica monetaria neutra, e quindi a un più vicino taglio dei tassi. Non subito, certo, e non in aprile subito dopo la diffusione delle nuove stime per il pil e i prezzi (prevista in marzo. Che non potranno che confermare quello che anche Trichet sa. E cioè che l'economia di Eurolandia inizia a mostrare chiari segnali di rallentamento: «L'incertezza sulle prospettive economiche è eccezionalmente alta e ci sono rischi al ribasso», ha ammesso il presidente dell'Eurotower, pur constatando come i fondamentali dell'economia restano solidi, anche se probabilmente la crescita di Eurolandia sarà al di sotto del potenziale. A pesare sull'espansione economica sono, in modo sempre più forte, i timori per le conseguenze (ancora «incerte» ha spiegato Trichet) sull'economia reale della crisi dei mercati finanziari. Intanto proprio ieri l'Europa ha archiviato una nuova seduta nera per le sue borse finanziarie, con perdite per 145 miliardi di euro e un calo medio dei listini di quasi il 2%. L'attenzione degli operatorie europei è stata quasi totalmente focalizzata sui conti economici di importanti società di diversi comparti. Hanno preoccupato soprattutto le notizie arrivate da Cisco System e Infineon, dal produttore di beni di consumo Unilever, dal farmaceutico Glaxosmithkline e dal colosso americano Wal-Mart. L'indice Dj Stoxx 600, che fotografa l'andamento dei principali titoli quotati sulle piazze del Vecchio continente, ha ceduto l'1,94%. Forte il calo anche a Milano. L'indice Mibtel ha terminato le contrattazioni in ribasso dell'1,88% a 25.319 punti, lo S&P/Mib ha ceduto l'1,86% a 33.227 punti mentre l'All Stars è scivolato dell'1,33% a 12.580 punti. Pioggia di vendite per Luxottica, il gruppo di Leonardo del Vecchio (-9,80% a 16,64 euro).

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