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Riccardo Riccardi Perché non ci ricordiamo che stiamo a ...

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Un senso masochistico, stà prendendo tutti che ci stiamo abituando alla lamentela, ormai rassegnati che non c'è più nulla da fare. Il nostro è un Paese inevitabilmente votato al declino con sentenza inappellabile. Andiamoci piano e cerchiamo di ragionare con pacatezza, mettendo da parte spirito polemico qualunquista, che spesso, fa parlare tutti noi non tanto per convinzione, quanto per sentito dire. È vero i tempi sono abbastanza grami. Molte famiglie ormai hanno difficoltà a legare il pranzo con la cena. I soldi per arrivare alla fine del mese non bastano e si ha a che fare con debiti prima sconosciuti ai più. Quali le cause di questo improvviso cambio di clima che ci ha colti impreparati con vestiti fuori stagione ancora addosso? Le crisi - salvo casi rari - non arrivano all'improvviso e questo giornale ha ricordato come l'introduzione dell'Euro sia stata la scintilla che ha acceso una miccia che si stà accorciando ed è ormai vicina al barile di polvere. Non diamo però la colpa sempre agli altri. Perché questa è una simpatica abitudine della nostra gente. Ho chiamato simpatica abitudine «colpa agli altri», perché da noi non è uso fare un esame di coscienza. La nostra cultura cattolica (sine ira et studio, cioè lungi da ogni inconcludente polemica) ci ha insegnato che dobbiamo confessare i peccati. Giusto. Ma questi non vanno ripetuti. Un po' di senso dello stato, cominciando con il rispetto delle cose altrui, dividendo magari la mondezza e avendo un po' di spirito di solidarietà. Gli egoismi particolari vanno ridotti e dobbiamo avere forza, stimolo, senso di un Paese che ha capacità, ricchezza ambientale e culturale per emergere. Abbiamo giovani intelligenti e volitivi; non chiamiamoli bamboccioni ma aiutiamoli a crescere insegnando loro che l'Italia può fare molto. Basta volerlo. Ma anche dal basso.

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